venerdì 26 agosto 2016

Janet

28/10/2012

Quando lei ha detto di sentirsi male lui l'ha accompagnata fino al letto, fatta sdraiare e si è seduto sulla poltrona nell'angolo della stanza. L'ha osservata per quasi un ora, mentre dai mugolii si passava alle grida strozzate, quando il corpo ha iniziato a tremare, quando gli spasmi sono divenuti sempre più sporadici e ora lei è ferma, immobile e lui continua a fissarla.
Inizialmente non aveva capito, l'aveva portata a letto con l'intenzione di farla stare meglio, e poi la realizzazione l'aveva colto e non era riuscito a muovere un muscolo.
O forse non aveva voluto.
Resta seduto, le mani unite, palmo contro palmo, gli indici che premono contro il labbro inferiore e lo sguardo fisso sulla figura della donna nel letto. Torna a respirare solo quando il cervello realizza, sono passate due ore e lei non respira già da mezz'ora buona, e lui è sempre immobile, con le labbra dischiuse, gli occhi larghi e il respiro che giace nel petto incapace di muoversi davvero.

Janet?

Nessuna risposta, lei se ne sta sdraiata, su quel letto, il viso rilassato e un rivolo di bava che le scivola al lato delle labbra, mescolato a sangue. Si è morsa la lingua, forse, se l'è masticata durante i tremori e lui non si è mosso di un centimetro.

Janet?

Ancora niente. Le mani si abbassano, gli occhi sono ancora fissi sulla donna nel letto. Si fa forza per potersi alzare lentamente e avvicinarsi a lei, gli occhi che si allargano e la guardano, in tutta la sua interezza, cercando un movimento che non c'è. Ha gli occhi aperti che non guardano da nessuna parte, spenti, come se la luce al loro interno si fosse esaurita per sempre.

Janet? 

Non è un richiamo, è un mantra. Posa il ginocchio sul materasso, una mano va a sfiorarle il volto, le chiude gli occhi in un gesto che ha visto solo nei film. Si china in avanti e avvicina il naso al suo, cerca ancora, ma niente. Non si muove. Gli occhi spalancati si inumidiscono, diventano lucidi mentre le lacrime scendono velocemente a bagnare le guance. Stringe i denti e improvvisamente il corpo si contrae, si china sopra la donna e si aggrappa a lei scoppiano a piangere come un bambino, curvo sul suo corpo. Singhiozza forte e rimane sul cadavere per almeno altre due ore, e solo quando la luce del sole inizia a schiarire la stanza dalle grosse finestre, solo allora si stacca da lei e si allontana velocemente.

Voleva solo che smettesse di rinfacciargli cos'è.
Voleva solo che stesse zitta.
Voleva che sparisse per sempre.


A chi si chiede perchè non sono ancora morto..
Rispondo che i mostri non muoiono mai

Nausea.

 21/02/2011

Che cazzo vuol dire che non hai i soldi?

Mal per favore..

Il rumore di un piatto che si schianta contro il muro la dice lunga sullo stato di lui. Dritto davanti alla donna che piange disperata a terra, ha iniziato a piangere prima ancora che lui parlasse, quando ancora stava spiegando la situazione lei.

Mi spieghi come cazzo faccio senza soldi? Eh? Come ti aspetti che la compri la roba? Mh?

Lei tira su con il naso, sussurra qualcosa e resta comunque a terra senza guardarlo in faccia.

Cazzo hai detto?

Si fa coraggio, a fatica alza lo sguardo e lo osserva, tremando come una foglia ingoia un rospo di saliva mentre stringe le dita intorno alle braccia magre e livide.

Potrei andare io.. o..o potresti andare tu, sai che gli piaci, l'hai già fatto altre volte Mal..solo per qualche dose, poi.. domani mi pagano a lavoro e possiamo..

Il colpo la stordisce, cade a terra a quattro zampe, poi posa la spalla contro il pavimento è si porta le mani al volto, piangendo, lui alza nuovamente la mano pronto a tirarla per i capelli quando si ferma di scatto. La guarda a terra e poi si volta. Con la strana sensazione di un dejavù fissa la porta della cucina in un silenzio interrotto solo dal singhiozzare di lei. Si guarda le mani, guarda lei, barcolla e si allontana di un paio di passi.
Confuso e disorientato esce dalla cucina per infilarsi nella stanza in fondo al corridoio

Trova quei fottutissimi soldi, io vado da Frank a vedere di guadagnare almeno un paio di dosi.

Quando chiude la porta dietro di se, fa giusto in tempo a chinarsi in avanti e abbracciare il water quando un conato di vomito lo coglie.

Rainbow pastel

21/02/1988

Che cazzo vuol dire che non hai i soldi?

Tesoro per favore..

Il rumore di un piatto che si schianta contro il muro la dice lunga sullo stato di lui. Dritto davanti alla donna che piange disperata a terra, ha iniziato a piangere prima ancora che lui parlasse, quando ancora stava spiegando la situazione lei.

Mi spieghi come cazzo faccio senza soldi? Eh? Come ti aspetti che la compri la roba? Mh?

Lei tira su con il naso, sussurra qualcosa e resta comunque a terra senza guardarlo in faccia.

Cazzo hai detto?

Si fa coraggio, a fatica alza lo sguardo e lo osserva, tremando come una foglia ingoia un rospo di saliva mentre stringe le dita intorno alle braccia magre e livide.

Potresti ... Potresti fare come l'altra volta, te l'ha data anche se non avevi soldi e..

Il colpo la stordisce, cade a terra a quattro zampe, poi posa la spalla contro il pavimento è si porta le mani al volto, piangendo.

Ti sembro un frocio per caso? Eh? Perché invece non tiri fuori quelle tette e vai a prendere i soldi che ci servono? Eh?

Le urla scuotono l'appartamento, delle piccole mani si appoggiano al muro, un bambino di nemmeno cinque anni si affaccia nella stanza per osservare la scena, muto come non mai, eppure viene notato.

Che cazzo ci fai qui? Torna in camera, subito.

L'uomo incute timore al bambino che si stacca dal muro e indietreggia, lanciando lunghe occhiate alla donna a terra.

Ho detto torna in camera, o non avrai quei colori che mi hai chiesto, capito succhiatetta?

Il bambino sobbalza, sembra sul punto di dire qualcosa poi annuisce e corre nel corridoio. Una porta si chiude con un botto, il silenzio regna sovrano.

Mi piace quel bambino..

Il sussurro lascivo fa sobbalzare la donna, gli occhi le si allargano, semicoperti dai capelli scompigliati. Lui la afferra da essi per tirarla verso l'alto, mettendola in ginocchio. Lei urla e alza le mani per prendere i polsi di lui, cercando di far passare il dolore.

Ora noi ci divertiamo un po' mammina, mh? Poi vado a far vedere i colori nuovi al tuo piccolo succhiatetta, che ne dici?

Ride, la butta a terra e le tira un calcio al ventre, allontanandosi da lei per recuperare una birra dal frigo.

Fanculo, non c'è divertimento con te. spogliati, fammi un pompino e torna fuori, voglio quei soldi entro stasera o la droga me la piglio solo per me.

 Alle 3 di notte la donna entra in camera del bambino e, nonostante i tremori e l'occhio pesto lo veste e lo trascina via da li. Lontano dai suoi colori nuovi appena ricevuti.

martedì 23 agosto 2016

Happy Birthday

08/05/1993

Malakee O'Rents vieni IMMEDIATAMENTE qui.

La voce perentoria di una donna sulla sessantina lo porta a frenare il passo veloce che lo aveva portato in direzione della stanza. La quarta porta rossa a destra del corridoio del quinto piano. Ha nove anni, i capelli tagliati di fresco, il viso pulito che profuma di salviette umide, quelle che la nonna si porta sempre in borsa e che strofina un po' ovunque, fissata con una pulizia forse un po' eccessiva.  Indossa dei meravigliosi pantaloncini corti, che gli arrivano appena sotto il ginocchio, scarponcini neri con i calzetti bianchi che spuntano un po' inguardabili e una camicia a quadretti bianchi e blu che gli stringe sul colletto. La nonna ha detto qualcosa sul fatto che è proprio carino, oggi.

Ma nonna!

Il tono spazientito diviene subito pentimento quando lo sguardo cade sul nonno che lo osserva con fare contrariato. E' grosso, il nonno, un omone che supera il metro e novanta e sembra un vikingo come quello nei libri di scuola. Barba e baffi bianchi, e lo sguardo sempre arrabbiato. Abbassa il capo e si avvicina lentamente alla nonna, senza dire nient'altro, le spalle curve e gli occhi sulle scarpe lucide. Sente il peso della mano della donna sulla sua spalla, che pare quasi un collare. Non era così prima, quando la mamma stava bene.

Possiamo vederla?

Un uomo dal camicie bianco parla, dice paroloni che lui non conosce e che ignora, è troppo intento a guardare verso il corridoio, le labbra strette e i piedini che si spostano continuamente, quasi scalciando all'idea della donna nella stanza. Quarta porta rossa a destra, corridoio quinto piano. Se lo ripete ogni notte prima di andare a dormire, e lo scrive come intestazione alle lettere che spedisce ogni fine settimana, è la nonna ad imbucarle. Sorride appena quando la mano della donna dietro di lui si allontana dalla spalla.

Ok Malakee tesoro, puoi andare, ma fai piano

L'ammonimento viene raccolto e fatto suo, stringe tra le braccia il pacchetto che la nonna l'ha aiutato con tanta cura a creare, si volta verso di lei e alza gli occhi per fissare il volto del medico che borbotta qualcosa sul dover parlare in privato ai nonni, la nonna gli sorride e da una spintarella alla sua spalla.

Vai tesoro, vai..ti raggiungiamo subito, intanto porta il regalo alla mamma, ok?

Lui sorride e annuisce con foga, si volta in direzione della stanza dell'ospedale e aumenta il passo. Non corre, conscio degli occhi dei Mourine O'Rents dietro le spalle, ma dopo un po' decide di voltarsi, e quando è certo che nessuno lo sta guardando riprende a correre per arrivare alla porta più in fretta. Sgomma, con le scarpe lucide che lo fanno quasi scivolare

Mamma! Mamma!!

C'è qualcun'altro in stanza. Il sorriso allegro si spegne di botto, il silenzio lo coglie d'improvviso. Fissa l'uomo ai piedi del letto della madre, osserva i gemelli, l'abito elegante e il sorriso affilato. Per alcuni lunghi istanti è convinto di avere davanti il diavolo, così simile alla rappresentazione sul sussidiario che padre Abel gli ha dato. Ingoia saliva e lo guarda uscire, spostandosi e avvicinandosi in fretta al letto della madre, lasciandosi abbracciare da arti pallidi e freddi, coperti da lividi e cicatrici

E' tutto ok amore mio, non ti preoccupare, era solo un amico di mamma..

Ma lui non si fida. Fissa la porta per un po', silenzioso e solo dopo che la madre inizia a coccolarlo dandogli qualche bacio e carezza, allora si scioglie voltandosi ad osservarla.

Assomiglia al diavolo del libro di padre Abel

Non può evitare di dirlo. La guarda, dal basso verso l'alto, cerca nel volto della madre qualcosa, ma c'è solo divertimento mescolato ad una certa dose di amarezza nello sguardo.

Tesoro, sei sempre bravo a riconoscere le persone tu, mh? Ma tranquillo, non torna più, gli ho detto che ho un angelo vicino a me che mi protegge e che non potrà mai farmi del male.

Allarga di scatto gli occhi, sorpreso e curioso, si sporge verso la madre, assottigliando lo sguardo

chi è?

Lo mormora curioso, mantenendo gli occhi su Mary Anne O'Rents, la donna più bella che lui abbia mai visto in tutta la sua vita. Nonostante le occhiaie scure, il volto scheletrico, i lividi sulle braccia, le cicatrici e i denti rovinati. Lui vede sua madre e sa benissimo che è la cosa più bella di tutto il creato. Così bella da fare piangere.

Sei tu tesoro mio! Il mio angelo custode che mi tiene lontana dai guai..cosa mi hai portato? Fa vedere.

E mentre continua a contemplare la madre, con l'amore infinito di un figlio, lei apre il regalo, un disegno solo per lei, che ha fatto lui a catechismo dove lo manda nonna. Le racconta la sua vita negli ultimi mesi, le racconta quanto può quanto le manca, quanto la vorrebbe con se, quanto aspetta con ansia che torni a casa, continua a parlare finchè non arrivano i nonni, poi si zittisce e si lascia abbracciare dalla madre, restando aggrappato a lei mentre la ragazza parla e urla contro i genitori, litigando, ancora e ancora. Lui ancora non ascolta, resta solo aggrappato a lei, cercando di assorbire tutto l'amore che può, perchè non sa quando potrà vederla.

E lui ha così tanta fame.

lunedì 22 agosto 2016

Solo un po'..

17/08/2016

Il telefono brucia tra le mani, mentre guarda le luci di Cleveland attraverso la finestra. Sente Tanja entrare, muoversi, parlargli. Gli dice di Lei, gli rivela che le hanno parlato.
Hanno sentito la sua voce.
E' questo che lo porta a prendere il telefono, digitare il numero che sa a memoria e chiamare.

La voce di lei gli strappa l'anima in due.

Quando Tanja gli ruba il telefono dalle dita sembra che il mondo gli cada addosso, sente tutto l'universo piombargli sulle spalle e la voce di mille donne urlargli nelle orecchie. Alza le mani, scaccia la donna che dice di amare così tanto, cerca di allontanarla finchè lei non si aggrappa a lui, e lui si lascia andare.

Accetta l'affetto di Tanja con tutto il cuore, si ciba di esso come un vampiro, si aggrappa a lei e si ciba di lei.

E' proprio per questo motivo che le fa credere di sapere, di aver capito.

E' per questo che non le dice cosa ha fatto.

E' assolutamente per questo motivo che non la lascia andare, quando, una volta nel letto, si accoccola accanto a lui per guardare cartoni animati che non vedeva da anni.

Ha terribilmente fame.

lunedì 15 agosto 2016

Il gettone di rubino.

29/10/2012

Vaffanculo Hersh!
La voce vibra nel petto mentre entra nella grossa sala. L'uomo seduto al tavolo di metallo si volta con lentezza per osservarlo entrare. La maschera che porta sul naso viene tolta e una espressione confusa si disegna sul suo volto. Lui sembra un diavolo, le vene sul collo sono gonfie e pulsanti, il volto arrossato. L'odore di sostanze chimiche gli brucia il naso, ma lui non si ferma, acchiappa la giacca verdognola di Hershel e lo strattona con forza.
Come cazzo ti è venuto in mente brutto figlio di puttana? Eh? Fanculo...
L'uomo, cicciottello di non meno di cinquanta anni, dai capelli un po' radi e il volto sudato va a ridere di gusto, scacciandolo con un colpo secco della mano.
Vaffanculo tu coglione, che vuoi? Non ti è piaciuto il regalo che ti ho fatto?
Era tagliata con lo schifo, è morta cazzo!
E io che c'entro?
L'uomo si stringe nelle spalle, torna a dedicarsi alla droga sul tavolo, mette la maschera e accende la bilancia elettronica.
Ho detto che è morta!
E allora? Non dire che non lo volevi..brutto stronzo che non sei altro..
La risata roca gli brucia il cervello come un ferro rovente. Allunga la mano destra e acchiappa la spalla di Hershel spingendolo indietro, la sinistra si carica e un grosso cazzotto viene diretto al naso del cuoco.
Io. Non. Volevo. Morisse.
Ogni parola è un cazzotto. Smette di colpirlo solo quando si rende conto del sangue sulle nocche e che lui non si è mosso per rispondere, con il fiatone che gli scuote il petto indietreggia e si pulisce le mani su i pantaloni.
Stavo per prenderla anche io..
Ingoia saliva, il fiato corto, le labbra secche e screpolate. L'uomo a terra si muove con un mugolio, tira su il petto e si mette seduto con difficoltà, ma alla fine alza gli occhi e lo guarda.
È... questo il tuo cazzo di problema Melly? Pensavi di morirci anche tu? Sai bene che quella roba ci mette un po' ad ammazzare, avevi tutto il tempo per chiamare una cazzo di ambulanza..e..
Si ferma, alza gli occhi su di lui, la fronte aggrottata e il volto sporco di sangue, gonfio. Lo guarda con una nuova consapevolezza negli occhi, lo sguardo si allarga.
Tu...
Fanculo Hersh, la prossima volta che tagli la roba con quello, avvisami.
Si volta a osservare le buste sul tavolo, ne prende due e le mette in tasca, pulendosi le mani tra loro subito dopo.
Queste le prendo come risarcimento per il tuo casino, dillo al capo nuovo e ti stacco la lingua per farci una nuova spatola per i miei quadri. Questa cosa non è mai successa... E cazzo Hersh, non guardarmi con quella faccia, non ho fatto un cazzo.
Non aspetta nemmeno che lui risponda, si volta per uscire, il peso delle bustine nella tasca della giacca, esce dalla sala e chiude la porta di metallo dietro la schiena, vi si appoggia con un sospiro e si lascia scivolare fino a terra. Le lacrime pizzicano gli occhi, il dolore gli brucia il petto, tira fuori una delle bustine e fa scivolare la polvere sulla mano, guarda la striscia pieno di rimpianti e inspira profondamente chiudendo gli occhi.
Ancora due mesi e sarebbe stato un anno di astinenza.

venerdì 12 agosto 2016

Lampadina

05/01/2016

Il suono costante della chiamata, quasi ipnotizzante, gli fa vibrare il petto. Con lo sguardo fisso sulla lampadina della abatjour sul comodino aspetta che il suono venga interrotto da una voce, aspetta talmente a lungo che quando succede davvero resta in silenzio dimenticandosi completamente cosa voleva dire.

Pronto?

La voce femminile insiste, lui resta in silenzio. Aveva tante cose da dire, tante cose a cui aveva pensato, tanti buoni propositi. Va sempre a finire così infondo. Sempre.

Pronto? C'è qualcuno?

Sembra sempre la stessa, quella voce dolce e calda, il tono gentile. Chiude gli occhi e se la immagina accanto a sé, con la mano che gli sfiora la guancia e il sorriso che le colora il volto delicato.

..pronto?

Sospira, sembra trovare il coraggio necessario, poi desiste ancora. Non riesce a capire cosa gli sta succedendo, lui di solito è così bravo con le parole, riesce sempre a trovare il capo di un discorso. Non gli piacciono i silenzi. Nel silenzio si nascondono i mostri.

... Mal?

Chiude gli occhi e china il capo guardando ancora la lampadina, l'indice si alza e ticchetta contro il tessuto della copertura esterna. Qualcuno dietro di lui si muove, sul materasso umido di sudore qualcuno mugola lievemente e preme la schiena fredda contro il suo fondoschiena nudo.

Ommioddio Mal..sei tu davvero? Come..lo sai che non puoi chiamarmi, lo sai. Saró costretta ad avvisare, finirai nei guai.

Chiude gli occhi, china il capo è posa la fronte contro la piccola abatjour. Prende un nuovo respiro e finalmente, tenendo il telefono all'orecchio, apre la bocca.

Mi dispiace. Per...mi dispiace.

Il silenzio che lo inonda dal lato opposto dell'apparecchio lo ferisce più di ogni altra cosa, un dolore cupo che lo colpisce nel profondo.

Non chiamare più.

Il suono ipnotizzante torna, ma veloce, scandito dai battiti del suo cuore. Il cuore che si divide, distruggendosi e lui è convinto di vederla correre via, seguendo il ritmo del cuore spezzato.

Chi era?

La voce impastata di qualcuno lo fa volare di tre quarti, torna poi a osservare la lampadina, l'interesse limitato ad uno sguardo veloce.

Nessuno.

L'odore di sesso e vernice sconvolgono i sensi, ma lui ormai è pregno e disinteressato. La donna dietro di lui appoggia una mano sulla sua spalla, si sporge in avanti e allunga il braccio in direzione della luce, premendo il corpo nudo contro il suo altrettanto nudo.

Allora questa la possiamo spegnere, mh? Ho mal di testa...vieni qui dai Max, fammi compagnia, ci facciamo una bella dose e finiamo in paradiso

Stringe le labbra, la lampadina di spegne e lui finisce al buio, continuando comunque a fissare la lampadina.
Si lascia tirate dalla donna, finisce schiena al materasso e volto rivolto verso di lei che inizia di sua sponte a strusciarsi su di lui, scivolando con lentezza verso il basso.

Mal

Mh?

Mi chiamo Mal.

Nella sua vita riesce solo a vedere lampadine che una dopo l'altra si spengono inesorabilmente.



lunedì 8 agosto 2016

Dita.

 05/01/2015

Le sue dita sono gialle, come i denti tra cui è stretta la sigaretta, mentre immerge il pennello nell'acqua e indietreggia di qualche passo osservando con attenzione il quadro appena terminato. La lunga sessione è completa e per una volta si sente davvero soddisfatto del proprio lavoro. Occhi che controllano ogni dettaglio, critici e sadici, trovano errori anche dove non ci sono.
Indietreggia di qualche passo ancora, cerca la giusta distanza per ammirare l'opera e si ritrova a pestare qualcosa di morbido con il tallone, il verso di dolore della ragazza che si trova davanti agli occhi quando si volta di scatto dice molto.
Scusi.
No, scusi lei, mi ero fermata a guardare il quadro e non l'avevo notata intento a.. indietreggiare.
Il leggero sorriso timido le illumina il volto ricco di efelidi. Occhi verdi e lunghi capelli rossi lo fanno pensare ad un folletto e si ritrova a sorridere divertito al solo pensiero, riscuotendosi immediatamente.
Ah..le piace?
Accenna il quadro con la mano e il sorriso si allarga quando lei annuisce. Si strofina le mani stringendosi nelle spalle colto da improvviso timidume, si gratta la testa e sente il petto caldo, un grumo a bloccargli il respiro.
Ne..sono felice. Sono Mal, l'autore, lei è..?
Gli uccellini cantano, anche se è gennaio e fa freddo nel piccolo parco in cui si trovano, lei affonda il volto nella sciarpa, ridacchia e poi alza una mano, le dita rosse per il freddo che scostano la sciarpa.
Solo Mal? Io sono Sandy, Sandy Summers, considerami la tua più grande fan.
Il suo sorriso lo ammalia, per un attimo si sente l'uomo più fortunato del mondo e la sua mente vola a immaginare cose che forse, non esistono e non esisteranno mai. Le labbra si stirano in un sorriso sincero e dolce. È innamorato, ancora, ma questa volta andrà sicuramente meglio, se lo sente.
Se lo sente.

Sogno di una notte di mezza estate.


domenica 7 agosto 2016

Rest in peace

02.11.2012
Janet era..era una mia cara amica, lei era..

La ragazza davanti alla lapide singhiozza più volte, sembra disperata e probabilmente lo è. Davanti a lei una ventina di persone vestite di nero, con gli occhi bassi sulla bara di noce lucida che aspetta solo di essere calata nella fossa.

Era meravigliosa e..sembrava ne fosse uscita, puntava ad una vita migliore e.. scusate, non riesco a continuare..

Qualcuno la abbraccia dicendole che va tutto bene, la coccola e la allontana dalla lapide permettendo al prete di intervenire con una veloce parabola e una preghiera.
Lui fissa la lapide in silenzio, dietro le lenti nere degli occhiali da sole. Qualcuno si avvicina, si affianca a lui, sente la sua presenza e si sforza di non voltarsi ad osservarlo.

Non dovresti essere qui.

Non gli serve guardarlo per sapere che è Lee. Stringe i denti e continua a guardare la lapide bianca, le scritte dorate su di essa, nessuna foto. Non ce ne è stato il tempo.

Io vado dove mi pare, mi sentivo in dovere di..

Di mostrare la tua brutta faccia? Non hai visto suo padre? Sembra che voglia ucciderti con lo sguardo, e non sa nemmeno tutto.

Perché, tu lo sai?

Il tono è acido, ma nasconde una nota di agitazione che non riesce a reprimere e che gli gratta la gola. Lee si volta e si sposta portandosi quasi davanti a lui, cosa che lo costringe ad alzare gli occhi sul suo volto e ciò che vi legge non gli piace nemmeno un po'.

Quello che è importante..ma probabilmente non tutto. Che hai fatto Mal?

Lui non risponde, toglie gli occhiali da sole dal colletto e li rimette sul volto dando la schiena a quello che un tempo chiamava amico. Si allontana mentre l'altro alza il tono.

Che hai fatto? Mal!

Non risponde, raggiunge la macchina nel vialetto e sente nuovamente urlare Lee nel silenzio del cimitero.

Che io sia maledetto per il giorno che vi ho fatto incontrare Malachy O'Rent!

Non si sente altro rumore se non la portiera che si chiude e la sgommata sul ghiaietto.

sabato 6 agosto 2016

Il tempo di morire

 09.08.2016
Quando Tanja lascia la stanza, cacciata dall'infermiera, sente il petto fargli male e il fiato mancargli, in un improvvisa crisi d'astinenza per l'assenza della donna. 
La testa non fa altro che girare, il cuore gli rimbomba nelle orecchi e continua a ripetersi mentalmente di essere uno stupido. Un grosso stupido.
Un coglione.
Un emerito coglione.

Ha detto una cosa che no, non avrebbe dovuto dire. Ha aperto bocca e ha dato fiato a pensieri che dovevano restare muti nei meandri di quella testa malata che si ritrova, e di contro, invece, si ritrova a sbandierare i suoi sentimenti come se fossero caramelle, scoprendo quanto è brutto non vedere negli occhi dell'altro quell'amore che sente profondo in se.

E' vero amore? Questa volta lo è davvero?
Ma per chi è? Esattamente..chi merita di vivere quell'inferno chiamato "l'amore di Malachy"? Perchè di questo parliamo, e lui lo sa talmente bene da continuare a darsi del cretino con gli occhi chiusi e il corpo immobile, abbandonato nel letto, e la mente concentrata su quelle due foto nel comodino, che sa esserci, ma che non può prendere in mano, che non può toccare.

La domanda vera, ormai è se la paralisi gli rode così l'anima, o è il conoscersi e l'odiarsi per ciò che prova, che lo uccide lentamente, in quel letto bianco di ospedale.



venerdì 5 agosto 2016

Non meriti di farcela.

 20.09.2012
Salve..amh..mi chiamo Malachy, ma potete chiamarmi Mal, mi..penso mi chiamino tutti così. Ho iniziato a drogarmi tre anni fa, sniffando coca nei locali, con la mia ragazza..ex, ex ragazza.

Qualcuno tossisce, altri bisbigliano. Vede gli occhi fissi del terapeuta dietro le lenti che lo scrutano, e lui è sicuro che lo stia giudicando. 

E..e ecco, ora sono, sono pulito da nove mesi, la cura sta andando benissimo, ho superato gli step e oggi prenderò la..il nuovo gettone, quello di diamante e.. sono molto orgoglioso della cosa e penso che tutti dovrebbero pensare che si..si ce la possiamo fare, basta crederci ragazzi.
Possiamo uscirne.

Qualcuno tossisce ancora, si sentono un paio di applausi stanchi, qualcuno gli urla "sfigato" dal fondo della sala e lui si sposta velocemente dallo scranno per andare a riprendere il suo posto. Non guarda nessuno, ha gli occhi solo per le proprie mani e nemmeno sente le parole di incoraggiamento del terapeuta, ne tantomeno segue il resto degli interventi, perso nei propri pensieri.
Si riprende solo quando gli viene dato il gettone. Ringrazia con sorrisi tirati, ma sentiti e inspira profondamente subito dopo.

Melly?

È una voce calda e dolce, gli solletica la nuca e lo spinge a voltarsi, a fissare gli occhi cioccolato, i capelli lisci e le fossette ormai svanite su quel sorriso pallido nel volto scheletrico di colei che un tempo, lui amava terribilmente.

Ti ho ascoltato.

La fissa, cerca nel suo sguardo morto qualcosa che non trova. Scuote lentamente il capo e gli sale il magone, ingoia un grumo di saliva cercando di non pensare, di non guardare. Osserva il gettone tra le dita e prega che lei non sia davvero li.

Lo sappiamo entrambi che tu non ce la farai, vero? Non ti meriti di farcela.

C'è veleno nella sua voce, si stringe nelle spalle e alza lo sguardo per fissarla, scuote il capo e avanza di un passo proprio mentre lei indietreggia, come colpita da qualcosa, o solo terrorizzata. Lui allarga gli occhi e indietreggia.

Io..scusa. scusa.

Lo mormora scuotendo il capo con profondo dolore. Le mani si allungano a cercare di sfiorare le braccia di lei, ma c'è uno scatto, un rumore forte che fa voltare qualcuno a guardarli. La guancia brucia terribilmente e lui è immobile, incapace di muoversi, di pensare davvero. Stringe i denti e chiude gli occhi. La mano crea un pugno duro come la pietra.

Non provare a toccarmi, stronzo.
Ti meriti solo il peggio Malachy O'Rent. Sei proprio il degno figlio di tuo padre.

Il colpo lo scuote, alza lo sguardo su di lei e avanza di un passo, gli occhi larghi i denti scoperti.

Brutta troia...

Qualcuno gli stringe una mano sulla spalla, si volta di tre quarti e nota la figura dello psicoterapeuta accanto a lui. Lo fissa con sguardo trovo e accenna dietro di lui.

Avete dato abbastanza spettacolo. Meglio che uscite..e Mal, c'è Mary qua fuori, ti sta aspettando.

Inspira e indietreggia annuendo. Non guarda più la ragazza, le passa accanto ed esce dalla sala, diretto verso l'uscita dell'ospedale. Le dita che prudono, vermi sotto pelle che gli divorano i muscoli, uno che gli mangia il cervello e lui non può fare a meno di sentire il bisogno di una dose.

Midnight dream

11.07.2015
Le ho amate tutte, a modo mio.

Strofina le dita tra loro e lancia una lunga occhiata in direzione della finestra. Fuori piove e gli sembra così giusto. Un barlume di lucidità gli ricorda che ha perso. Che non dovrebbe essere lì.

A modo tuo amico, è questo il tuo problema, che ami da schifo.

La voce roca dell'uomo nella stanza con lui gli gratta il cervello come un verme intento a mangiare una mela dall'interno. Chiude gli occhi e si pulisce le labbra umide con il dorso della mano mentre barcollando si alza.

Ma i bocchini li sai fare bene, e a me interessa questo, ti sei guadagnato il tuo sogno di mezza estate Mal.

Una bustina gli viene premuta contro il petto, il volto dell'uomo si avvicina pericolosamente al suo viso e lui è costretto a voltarlo per non rischiare di toccare il naso con il suo.

Spero vivamente che la tua piccola Sandy non scopra mai dove passi i giovedì sera Mal, non la prenderebbe bene credo. 

Una risata roca gli soffia sul volto e lui china lo sguardo, spezzato dall'interno. Gli occhi si chiudono e le labbra si stringono mentre inspira profondamente.

E a lei non puoi tapparle la bocca come a tutte le altre, no?

Qualcosa si spezza, in crack che sente espandersi nell'aria, lo colpisce come uno schiaffo la verità di quelle parole, lo pugnala al petto e lo abbatte definitivamente. Un mostro. Quando non sente più ridere, non sente più rumore e tutto appare calmo dentro quella stanza del grosso palazzo dai mattoni rossi, solo in quel momento si lascia cadere sul materasso, rigirandosi la bustina tra le dita.

Il sogno di una notte di mezza estate

Lo sussurra al soffitto, sa già che sarà il suo più grande capolavoro e il suo peggiore incubo.

An onest man

17.06.2012
Ma..sai, non puoi restare lontano dagli altri per troppo tempo, sei un essere umano e meriti una seconda possibilità.

Parla con l'ansia nella voce mentre osserva la donna seduta al tavolo del ristorante insieme a lui. Ha appena raccontato una delle sue colpe maggiori, ma non completamente. Va bene che lei sappia della droga, ne è uscito, è libero.
Non va bene che sappia cosa ha fatto, e comunque non è importante.

Sono felice che tu me l'abbia detto Malachy, è importante per me, la sincerità dico

Il sorriso di lei gli scalda il cuore, rigira tra le dita i gettoni premio che le ha mostrato, anche quello d'oro dei sei mesi senza toccare droga. Orgoglioso di se stesso come mai prima d'ora.

E io sono felice tu abbia ascoltato..
Ma..parlando di cose più leggere, vuoi vedere qualche mia opera? Sembra.. cioè, non è come la storia della collezione di farfalle, credimi, ho intenzioni serie miss Carlyle..

La risata stempera gli animi, la guarda ridere e gli sembra di avere davanti a sé una fata. Ci ha messo un anno per togliersi di dosso la sensazione spiacevole di essere un mostro. Per dimenticare Janet.

Oh mister O'Rent , non avevo dubbi! So che non attenterebbe mai alle mie virtù..
Vengo volentieri a guardare le tue opere Malachy.

Il tono è dolce, il sorriso luminoso e la mano che stringe la sua è terribilmente morbida. Il tuffo al petto gli fa gridare nella mente che è innamorato, ancora.
Questa volta sicuramente sul serio, non c'è dubbio.

Grazie Mary.

giovedì 4 agosto 2016

Questo è il primo giorno della tua nuova vita

 02.04.2009
Il fumo gli entra negli occhi e lo fa tossire quando mette piede per la prima volta nel cafè degli artisti. Quelli della classe di pittura lo chiama così, ma lui non è sicuro che abbia davvero quel nome. E' una piccola bettola a Whitechapel, dall'ingresso schiacciato tra due palazzi troppo grossi, e con gli interni che forse sono stati rubati ad un pub irlandese degli anni sessanta.
C'è chi dice che sia un ritrovo di drogati, chi dice che sia la culla perfetta per l'arte e lui ancora non ha capito quanto le due cose siano sullo stesso piano.
Lee se ne sta seduto su un divanetto con altre persone che lui ovviamente non conosce, alcune sono donne e ridono sguaiate come non mai, passandosi una canna con disinvoltura.
Il proprietario dietro il bancone nemmeno li guarda, intento a servire un boccale di birra all'avventore mezzo svenuto sul suo bancone.

Lee, mi..avevi invitato, ricordi? Una serata fra amici..

Ma non riesce nemmeno a finirla la frase che il ragazzo gli fa cenno di avvicinarsi, ridacchiando mentre si china in avanti e prepara quelle che sembrano due strisce di coca. Lui resta praticamente di sasso. Fissa la polverina bianca con una sorta di ansia nello sguardo, le labbra vengono inumidite e lo sguardo torna verso il proprietario.

Tranquillo Mel, il vecchio Bill non c'ha problemi con questa roba..nemmeno tu, vero?

Il tono di Lee lo fa apparire completamente diverso dal ragazzo timido dell'accademia, tutto quadri e balbettii. Il migliore dell'istituto intero, ha vinto anche parecchi premi, la sua foto sugli annuari e sulla parete del corridoio al secondo piano, la targa..

Allora? Ti muovi o vuoi restare li in piedi? Dai, ti presento Elena, Milly e Janet, vedrai che ti diverti un sacco con noi..

Una risata spezza l'aria, la musica alta entra nelle orecchie, e lui resta stoicamente in piedi. Ingoia saliva e sembra completamente immobilizzato, ansante. Ci vuole poco perchè Lee capisca qualcosa, un cenno e una delle ragazze si alza, avvicinandosi. E' Janet, ha i capelli marroni e lisci, due occhi color cioccolato che la illuminano e la rendono dolce, quando sorride due fossette si disegnano ai lati del volto e rendono il suo visi così dolce da farlo sciogliere solo guardandola.

Andiamo Mel..ti chiami così vero? Andiamo, vieni con noi, vedrai che sarà divertente

Sente le mani della ragazza accarezzargli il collo, avverte una pressione dietro la schiena e nemmeno si rende conto di essersi seduto, confuso e intimidito, sente il calore delle donne intorno a se, due labbra che si premono dietro il suo orecchio e un brivido lungo la schiena.

Rilassati, andiamo..lo facciamo insieme, sarà una bella serata, non l'hai mai fatto? Ti piacerà.

Avverte un formicolio alle dita, mentre si stringono intorno alla banconota che gli viene passata, Janet preme la mano contro la sua nuca, aiutandolo a chinarsi e il respiro fa il resto. Il bruciore è insostenibile, la sensazione subito dopo è di decollare con un razzo sulla luna. Nessun pensiero, nessuna paura, si sente improvvisamente in grado di vincere su tutto. Su tutti. Di dimenticare ogni cosa.
Sente le mani di donna intorno al volto, Lee che urla da qualche parte e Elena che ride sguaiata. Le labbra di Janet si fondono alle sue in un bacio profondo che gli rigira lo stomaco, quando posa gli occhi su di lei sa già che è amore.

Melly, questo è il primo giorno della tua nuova vita.

Glielo soffia sulle labbra e lui sa già che sarà proprio così.

martedì 2 agosto 2016

Cork City F.C.

24.12.1991
L'acqua cade con lentezza inesorabile, le gocce scivolano sulla vernice scrostata e gonfia del soffitto e precipitano dentro una ciotola di metallo che rintocca con forza. Piedini coperti da scarpette da ginnastica luminose picchiettano nel pianerottolo. Le luci illuminano gli angoli bui di quella casermona, il tempo e il freddo fuori gli impedisce di giocare in strada, il bambino è ovviamente annoiato.

Ludzik si prepara a tirare, entra in area, prepara il tiro eeeee...GOOOAAL! Cork City vince contro il Celtic due a zero!

Le mani si alzano al cielo, inizia a correre in tondo, dalla stanza accanto a cui sta giocando esce lui, a passo strascicato. Il bambino lo guarda e allarga appena gli occhi, correndo a raccattare la pallina di carta stagnola dall'angolo remoto dove, nella sua immaginazione, probabilmente  si trovava la porta.

Vuoi fare meno chiasso piccolo mangiapatate? EH? C'è gente che vuole dormire cazzo, dove sta quella troia di tua madre?

Le mani forti e callose stringono un polso biancastro e livido, viene issata una donna dai lunghi capelli castani e gli occhi vacui che fissa il bambino con sguardo assorto

Cazzo donna, sei ridotta male..pigliati il moccioso e vattene, non c'ho voglia di sentire un bimbetto che urla cretinate su una squadra destinata a perdere.

La mano pallida e fredda della donna si stringe intorno a quella morbida e calda del bambino, i passi trascinati risuonano lungo le scale del vecchio palazzo dai mattoni rossi sporchi di nero. I due superano il portone d'ingresso e un sospiro profondo si alza dalla stanza che hanno appena abbandonato.

Fuori ora nevica, ed è la vigilia di natale.

My fault

 16.11.2015
Le mani di Jamie impattano contro il suo petto con forza, il colpo lo fa barcollare pericolosamente, non ha le forze per restare in piedi, la testa gli gira e il buco sul braccio ancora gli prude, l'ha dovuto fare, o come avrebbe mai potuto affrontare una cosa simile?

Fottuto mostro!

L'urlo del ragazzo gli ferisce le orecchie e apre una grossa ferita nella sua mente alterata, sbatte le palpebre e lo fissa in modo confuso, come se non capisse qualcosa che, invece, dovrebbe ricordare benissimo.

Fottutissimo mostro, figlio di puttana!

La voce è alta, qualcuno nel corridoio si ferma a guardarli, una infermiera raggiunge uno dei citofoni interni, forse per chiamare la sicurezza. 

Volevo solo vedere...

Un nuovo spintone, più forte, lo fa indietreggiare, inciampare su i propri piedi e cadere rovinosamente a terra di sedere, con tanto di smorfia che si disegna sul suo volto, le ossa sporgenti fanno male.

Cosa? Che cazzo volevi vedere, eh? Stalle lontano...merda guardati, drogato, potevi anche evitare di farti prima di venire.

Il disgusto presente in ogni parola che dice lo ferisce più di quanto mostri. Abbassa lo sguardo e resta seduto a terra per un po', finché decide di alzarsi lentamente.

Tu sai che..io la amo, non avrei mai voluto che..

Un nuovo spintone lo fa barcollare, ma non cadere. Allarga le braccia e stringe i denti, alza gli occhi su Jamie e gonfia il petto, trattenendo il fastidio per la situazione che si sta delineando davanti ai suoi occhi.

Cosa cazzo non avresti voluto, mh?
Vaffanculo Mal, avvicinati ancora a mia sorella e ti stacco quelle cazzo di mani, lo giuro.. non so come posso riuscire a trattenermi, dovresti marcire in un buco..sei un verme! Non ti meriti nulla, nemmeno di vivere o di respirare, non dovresti essere qui!

Il pugno di Jamie arriva al naso talmente in fretta che nemmeno se ne rende conto subito, un colpo così forte e diretto che si ritrova a barcollare e nemmeno sa perché, sbatte le palpebre e alza le mani a toccarsi il naso dolorante, confuso. La droga lo disorientata abbastanza da permettergli di non sentire subito il dolore. Osserva Jamie con sguardo confuso, ancora, come un bambino che non conosce il motivo di una sgridata, reagisce indietreggiando quando vede che lui gli si lancia quasi contro, fermato giusto in tempo da due guardie di sicurezza a cui viene spiegata la situazione.
Dieci minuti dopo è fuori dall'ospedale con il mazzo di fiori ancora nella mano destra che trema e gli occhi a terra mentre pensa alle ultime parole di Jamie.

Potrai chiedere perdono all'infinito Mal, ma la verità è che per quello che hai fatto tutto ciò che ti aspetta è solo l'inferno.
Lei non ti perdonerà mai, e nemmeno Dio.