sabato 19 novembre 2016

Calling Sandy

Pronto?

Hey..Sandy, sono Mal

Che cosa vuoi? Avevo detto di non ricontattarmi mai più..

Devo dirti una cosa, è.. è giusto che tu lo sappia.

Cosa?

Ho..ahn.. una con cui sto, lei è rimasta incinta e

Ommioddio...

Mi dispiace Sandy, è solo che volevo dirtelo io e non

Ammazzerai anche questo? Mh?

Sandy..

Gliel'hai detto a lei? Cosa hai fatto? Le hai detto cosa sei?

Sandy per favore

SANDY PER FAVORE UN CAZZO! NON PUOI CHIAMARMI D'IMPROVVISO DICENDOMI DI STARE PER AVERE UN FIGLIO! NON È GIUSTO, MI HAI CAPITO? NON È GIUSTO!

perdonami..

Perché questo dovrebbe essere diverso? Lei è migliore? Questo bambino è migliore del nostro?

No..no assolutamente no love, io..io ho solo imparato dai miei sbagli, mi sto disintossicando, e.. cercherò di essere un buon padre che

Perché questo bambino si e il mio no Mal?

Io..

PERCHÉ?

mi dispiace.

No, non quanto me, a quanto pare.

Non dire così, sono stato male anche io, terribilmente male, sono andato in overdose per..

Oh, non dare la colpa a me! Tu hai solo cercato di scappare, come fai SEMPRE. Perché sei egoista Mal. E io ti odio.

La chiamata viene interrotta. Fissa il telefono sentendosi incredibilmente solo. Incredibilmente triste e con un'incredibile voglia di coca.

mercoledì 9 novembre 2016

Dead Man

08/11/16
Un avvertimento..
Un avvertimento per cosa, per Tanja?
Malachy, sei sicuro di aver detto tutto? E' importante.

Pensaci bene, è tutto quello che hai sentito?
E' importante Mal... 

Ha sentito l'aria diventare rarefatta nel momento stesso in cui ha messo piede in quella casa così perfetta. Prima ancora aveva tentennato solo al sentire Tanja pronunciarsi verso Neal e Michael come "i suoi amici". Avrebbe voluto urlarle contro, chiederle: E allora io cosa sono? Ma ha desistito e si è limitato a ricordare che al contrario non sono suoi. Non sono sicuramente suoi amici.

Poi sono iniziate le domande, pesanti, soffocanti. Ha raccontato, tutto quello che loro volevano sentire lui l'ha detto, tutta la parte riguardante Tanja, niente esclusione, ogni parola.
Poi il rosso ha spiegato cosa voleva dire, e lui, probabilmente, è morto in quel momento. Un avvertimento, un avvertimento per qualcuno.
Perchè qualcuno dovrebbe dare un avvertimento a Tanja, usando lui come tramite? Sarebbe sciocco, sarebbe stupido.
Solo che l'avvertimento non era per lei.

Il pianto del bambino gli è rimbombato nella mente man mano che i due uomini parlavano, discutevano. Lui moriva, e nessuno se ne accorgeva.
Parlavano, si agitavano, guardavano Tanja con pena, le proponevano aiuto e la circondavano con affetto e nel mentre lui moriva.

Il pianto del bambino era per lui. Chiunque stesse arrivando, arrivava per Vladimir, non per Tanja, Vladimir che voleva che lui portasse un messaggio alla russa, perchè lei deve sempre mettersi in mezzo, sempre stare al centro dell'attenzione, sempre lei, solo lei.
Ma il pianto del bambino era per lui, era un monito, era un "ricordati".
Un "perchè io no e lui si?"

Ricorda Malachy

E' morto mentre barcollava fuori dalla porta della casa dei due, dopo aver urlato in faccia a Neal, dopo essere rabbrividito davanti alle minacce del rosso. Far del male, già. Lui sa solo far del male.
Non ha aspettato nemmeno di arrivare a casa per farsi, si è seduto accanto ad un cassonetto non troppo lontano, seduto per terra tra piscio e immondizia e si è fatto di coca nel tentativo di rialzare la corazza crollata miseramente.
C'è riuscito, ha nascosto tutto, quella sensazione soffocante di terrore, la consapevolezza dei fatti.

Un morto che respira. 
Uno Zombie.

Si è messo a ridere, dandosi dello stupido, si è infilato in un bar notturno e ha passato il resto della notte a bere e a divertirsi, ad ignorare il mondo, ad ignorare se stesso, finchè non è tornato da Florence e li si è accasciato, dormendo un sonno agitato, convinto che alla fine, lui non è poi così importante.
Il mondo va avanti senza di lui, Cleveland va avanti senza di lui, Tanja va avanti senza di lui. Lui non vale niente.

Lui è davvero morto.

Perchè lui si e io no?

martedì 8 novembre 2016

Troppo dolce per meritarsi te.

05/03/2000 - ore 10:43

Ha sedici anni e il fisico magrolino, il volto affilato dell'adolescenza, che per pura fortuna non l'ha colpito con la calamità di malattie dermiche. Ha persino un accenno di barba che ancora non ha iniziato a rasare e che gli cresce un po' a chiazze.

Hey, buongiorno mamma.

Il tono è morbido, l'affetto sincero. Osserva la madre dalla porta, lei, sdraiata sul lettino sorride e allunga le mani nella sua direzione, la muta richiesta di un abbraccio. Non se lo fa ripetere due volte, stacca la spalla dal muro e con una leggera spinta si avvia in direzione del letto, sorriso ben presente sul volto giovane.

Guarda il mio bel bambino, come sei cresciuto...
Il tempo passa, hey, ti ho portato qualche foto, vuoi vederla?
Certo..e tesoro? Mi dispiace di non essere riuscita a venire, ho chiesto ai medici, ma sai come sono questi omini ingessati, le regole sono regole. Finché non starò meglio..
No, è ok ma', tranquilla..non è colpa tua e comunque il regalo era fighissimo
Ti sono piaciuti? Li ho fatti comprare da tuo nonno, ma ho detto io la marca eh, sono i tuoi colori preferiti, vero?
Si..si lo sono.

È seduto su letto, la schiena curva e gli occhi sul volto rilassato della madre. Vorrebbe dire, vorrebbe ricordarle quanto dolore portano con loro quei colori, ma decide di sorridere semplicemente e tirare fuori dalla tasca un blocco di foto dell istantanea, il bordo bianco leggermente spiegazzato, firme e date nella parte inferiore.

Allora, questa è la torta..e poi..

Le foto scorrono, nomi di persone, volti di ragazzini catturati mentre ridono o si prendono in giro, il nonno che dorme sulla poltrona e la nonna che scaccia via il molesto fotografo. Sono belle foto. Tra queste alcune ritraggono una ragazzina dai capelli rossi. Non sempre guarda la fotocamera, alle volte semplicemente guarda fuori da una finestra o è intenta a preparare la tavolata per il pranzo di compleanno.

Anita.. chi è?

Lui si riscuote, osserva la foto che la madre gli ha girato contro, interrompendolo dal racconto della festa di compleanno in cortile, sbatte le palpebre e guarda la ragazza ritratta, accennando un sorriso incerto.

Una..mia compagna di classe. Lei..boh, ecco, è molto carina, quindi pensavo che..

Lui è intimidito, titubante. La prima cotta ti rimbambisce, e lui ne è la vera prova. Balbetta leggermente, cerca le parole giuste senza trovarle e si ammutolisce quando nota lo sguardo duro della madre.

No.
Cosa?
Non ti avvicinare a questa ragazza Mal, mi hai capito? Te lo proibisco.
Ma.. perché? È, è una mia amica, stiamo bene insieme...penso anche che potrei piacergli, volevo chiederle di uscire e poi..
No.
PERCHÉ!

Non voleva urlare, se ne dispiace subito dopo, lo dice il suo sguardo, gli occhi che calano sulle proprie mani strette a pugno. Inspira e abbassa lo sguardo, socchiudendo gli occhi, lucidi e distratti.

Per questo. Sei pericoloso Mal. Hai il suo sangue dentro di te, tu...
Non sono come lui, mi hai capito mamma? L'essere figlio di..un mostro, non fa di me un mostro, ok? Non...
Questa ragazza è troppo dolce per meritarsi te. Mal..cerca di essere ragionevole, le vuoi bene? Se gliene volessi la dimenticheresti, ok? Perché bisogna proteggere le persone a cui vogliamo bene, anche se questo vuol dire allontanarle da noi. Non puoi rischiare di scoprire di essere come lui se..
Tu nemmeno lo sai come è lui, ne parli come se lo conoscessi, quando invece era solo un pazzo che ti..
Ho detto no. Sono tua madre, devi fare ciò che ti dico
Ah. Mia madre? Strano che te ne sia accorta ora dopo sedici anni.

In un gesto rabbioso recupera le foto, si alza dal letto ed esce dalla camera mentre la madre urla il suo nome, cercando di richiamarlo a se.

Quando un ora dopo entra nella sua stanza, si butta sul materasso le foto della festa, si toglie la giacca e si siede accanto ad esse, sparpagliandole. Recupera la foto del primo piano di Anita e gli sfugge un sorriso mesto, accarezza con le dita il profilo lentigginoso, fissa gli occhi verdi e carichi di dolcezza e infine strappa la foto con un movimento secco. Le altre foto che la ritraggono fanno la stessa fine, entro poco della ragazza non c'è più traccia.

lunedì 26 settembre 2016

Have u ever danced with the devil?

29/09/16

Se ne sta seduto sulla sedia di metallo recuperata dalla cucina, l'ha trascinata fino alla camera da letto, posizionata davanti al materasso buttato per terra, attento a non toccare il cavalletto nel centro della stanza e ora è lì. Seduto sulla sedia a osservare la donna nuda e addormenta sul letto, o non dorme? Non sa dirlo, le fissa il petto nudo che si alza e si abbassa regolarmente e stringe le labbra in una linea sottile.

Bella.

È tutto ciò che dice mentre la donna mugola appena, rigirandosi nel letto, tra le lenzuola stropicciate e sporche. Ha grossi segni sulle braccia, lividi e tagli, cicatrici di una vita distrutta. Le stesse che ha lui.

Bella.

Lo ripete mentre soffia il fumo dalla sigaretta verso l'alto in un sospiro affranto. Le ha dato una dose, l'ha osservata mentre si faceva in vena, l'ago che entrava nella pelle morbida, lo stantuffo che calava, l'ha guardata mordersi le labbra e scivolare in quella soffocante e nebbiosa meraviglia.

Come un angelo.

Caduto rovinosamente in rovina, dalle ali strappate e distrutte, sporco e macchiato dall'uomo e da lui. Si considera ancora umano? Lo è forse.. da qualche parte.

Il mio angelo.

È ossessione malata quella che lo anima, una possessione inutile e che durerà davvero poco. Deviata e soffocante, che forse lo farà essere troppo duro. Troppo nervoso. Troppo manesco.

Mio.

Ma per ora va bene, per ora lei, persa in quella nebbia senza tregua, in quel paradiso scomparso, gli ride e lo accoglie a braccia aperte e lui si insinua, le morde il collo, le passa mani graffiate e macchiate sul corpo livido e sporco, appoggiandosi a lei come ad uno scoglio dopo ore di nuoto, esausto.

Così..bella.

Quando entra dentro di lei la guarda negli occhi, si lecca le labbra e cerca quella scintilla di consapevolezza nella nebbia della droga, cerca quella sua rappresentazione, quello che resta dall'angelo steso sul suo letto, un angelo che soffre per la sua caduta, che si odia, che si sente sporco per quanto fa, che chiede perdono urlando e strappandosi i capelli.

Guardami

Solo quando lo vede scoppia a ridere iniziando a muoversi con spinte regolari.
La convinzione di aver preso anche quel suo ultimo pizzico di bellezza gli entra nella pelle. Si sente importante, il centro del mondo per quella ragazza che confusa risponde alle risate tra un sussulto e un sospiro, agganciata alle sue spalle, e non si capisce cosa è che la fa stare meglio ormai.

Così bella, così mia.

Continuerà a morderla, continuerà a segnarla e sporcarla, a condividere la sua siringa, la sua polvere e il suo sesso finché non vedrà lo sguardo cupo di chi è caduto per sempre. E allora si stancherà di lei, passerà alla prossima modella, ruberà la sua anima e come quella prima la imprigionerà in un quadro prima di annientarla completamente.
Perché è quello il momento in cui l'anima da il meglio di sé, diventa bellissima.
Perfetta.
E avrà un nuovo angelo aggrappato a lui, voglioso di lui, disperato.
Un nuovo angelo pronto a morire per lui.
E lui lo sa.
Non è il diavolo l'angelo più bello del creato?

mercoledì 14 settembre 2016

Asshole

14/09/16 - ore 06:31
[Nuova chiamata]

Che cazzo...pronto?

Quasi cade dal divano mentre risponde alla chiamata, troppo presto e lui è andato a dormire decisamente troppo tardi. Ha la bocca impastata, gli occhi socchiusi e le braccia che gli bruciano moltissimo e il bello è che a mal la pena ricorda perchè.

Malachy?

La voce dall'altra parte del telefono lo fa restare senza fiato, rischia l'infarto, se lo sente, quasi gli viene da piangere e si siede composto, come se li potesse in un qualche modo vederlo, stravaccato in mutande su un divano che non è suo, arrotolato ad una donna che non è lei e che lui dice di amare così tanto. Sposta Tanja con lentezza, parla a bassa voce al telefono e si alza, per infilarsi nel bagno.

Sa..cazzo Sandy? San..sei tu? Mi..stai chiamando tu?

Perchè fondamentalmente non ci crede, pensa sia un sogno, probabilmente è un sogno. Si guarda allo specchio del bagno, cerca qualcosa di strano sul suo volto, si da un pizzico sul collo e indietreggia di colpo per il dolore. No, non è un sogno.

Si..senti Malachy è una cosa veloce ok? Non vorrei farlo, ma è quasi un mese che vivo con l'angoscia, dopo quella chiamata, tu sai che..dimmi solo se stai con un'altra.

Sei gelosa?

Il sorriso che si disegna sulle sue labbra è ferino, divertito, per un attimo dimentica tutto. E' ancora lo stronzo irlandese che vive tra le vie dello squartatore, il pittore romantico che ammalia le ragazze con qualche disegnino e un po' di manualità. Quante scopate per un semplice origami.

Vaffanculo Mal, non sono gelosa, sono preoccupata per quella cazzo di poveretta, ok?

Il gelo e la rabbia nelle parole di lei lo scaraventa nella realtà. Il bagno freddo, sconosciuto, la casa non sua, l'amore non suo. Tutte bugie a cui si aggrappa nel tentativo di sembrare qualcosa di meglio. Si siede accanto al water e resta seduto, con le ginocchia al petto, una mano sulla testa e il telefono all'orecchio.

Scusa..scusa, no. Non sto con nessuno, era lo scherzo di una tipa che..è lunga da spiegare ok Sandy? Ma non sto con nessuno, sono solo.

Ed è così che deve restare.

E' lapidaria lei, sente il coltello entrare nel petto e chiude gli occhi mentre la mano aperta resta premuta contro la testa. Tira su con il naso in un tic che non può esimersi dal fare, e si schiarisce la voce.

Sai che è stato un errore, con te..io..non lo rifarei più, lo sai, lo sai che non farei mai una cosa simile che..è stato uno sbaglio, tutto qui, sto bene ora, mi sto ripulendo, e questa volta funzionerà, e..e non succederà mai più una cosa simile, ok?

Lo sappiamo entrambi che non è così Mal, tu sei un cazzo di stronzo violento, ok? Sarebbe successo, era solo da aspettare il momento giusto, ma sarebbe successo comunque. Non è la droga che te lo fa fare, sei tu, è la tua cazzo di testa tutta storta, mi hai rovinato la vita, ti rendi conto di quello che hai fatto? Ti rendi conto di ciò che hai fatto Malachy? Di cosa ti sei macchiato? Ci hai mai pensato testa di cazzo che non sei altro? Hai mai pensato a quanto fai schifo?

Lei continua, gli vomita parole sulla testa, parole che fanno male, che lo spingono a rannicchiarsi contro il muro, sente il dolore che gli scivola nel petto, che gli inonda il cuore e inspira profondamente annuendo alla voce al telefono.

Si. Tutti i giorni, tutti i fottutissimi giorni della mia vita.

Lo dice con un sussurro, restando con il telefono contro l'orecchio, le labbra strette e gli occhi umidi chiusi. Non sa e spera vivamente che Tanja nell'altra stanza non si sia svegliata.

Ed è bene che non te ne dimentichi. 

[Fine Chiamata]

La chiamata si chiude così, e lui resta fermo, con il telefono all'orecchio, a fissare il nulla. Telefono che lascia cadere, mentre si arrotola su se stesso, le mani sulla testa, entrambe, le dita ad uncino. Vorrebbe urlare, ma lo fa solo nella sua testa. Stringe le mani talmente tanto forte da ferirsi i palmi con le unghie e solo dopo alcuni minuti in questa posizione, con i muscoli tesi dallo sforzo e il viso premuto contro le braccia, decide di sciogliersi. Recupera il telefono, si alza e guarda il proprio riflesso sullo specchio del bagno. Ingoia un grumo di saliva, stringe le labbra e accenna un sorriso quasi orgoglioso.
Ma l'espressione seguente non è per nulla felice.


martedì 13 settembre 2016

Ragni




Ci sono i                            ragni nel letto.
Li sente camminare,      zampine lunghe e sottili
Ci sono i ragni per terra, sul soffitto e sopra le pareti.
Ci sono i ragni sulla pelle e lui  può sentirli sgambettare.
Ci sono i ragni che entrano nella bocca e camminano.
Scendono lungo la gola e continuano a camminare.
ne sente uno proprio sul petto, è li che scava.
Le braccia sono le loro preferite, ma 
loro non demordono, continuano
finchè non trovano il cuore
e li restano
morti
.

E in tutto questo lui non ha mai smesso di grattarli via.

martedì 6 settembre 2016

Bring back my paradise




Allora, cosa vuoi che ti faccio?

Ha la mente annebbiata, la droga pompa nel sangue e arriva fino al cervello, a mal la pena sa dove si trova e il suo cervello continua a urlare che è un'ottima idea. Allunga la mano per acchiappare la vita di Janet che ride e ride..e lui non sa perchè.

Cosa mi faccio tesoro, mh?

Lei continua a ridere, si china su di lui, quasi si sdraia e gli sussurra qualcosa all'orecchio. Lui risponde ridendo, le infila la lingua in bocca e sente distintamente il tatuatore sbuffare. Forse è questo che lo fa desistere dall'alzare la maglia della ragazza, ma non dall'infilare la mano sotto la sua gonna. La sente sospirare e ride ancora, voltandosi verso l'uomo.

Joe, andiamo..cazzo ne so..scrivimi, scrivimi LOL sulla mano, qui

Apre la mano, mostrando il punto tra pollice e indice del dorso, l'amico, anche lui non propriamente lucido, raccatta la macchinetta dal tavolo, immerge la punta nel colore e stringe la mano di lui, evitando così che si muova troppo. Se la appoggia tra le gambe e la sua mente confusa registra altro.

Non te lo faccio un lavoro di mano adesso Joe, prima fammi il cazzo di tatuaggio

L'amico gli da uno schiaffo dietro la spalla, ridono tutti, qualcuno sniffa coca dal tavolo accanto all'inchiostro scuro, qualcuno balla, due donne si baciano sul divano davanti a loro mentre lui continua a tenere la mano sotto la gonna di una Janet che si aggrappa a lui, soffiandogli nell'orecchio. Il dolore del tatuaggio nemmeno lo sente, non si accorge che Joe in piena creatività continua a disegnargli la mano con altri tatuaggi più piccoli e apparentemente insensati, soprattutto quando Janet perde ogni inibizione e va a mettersi in ginocchio tra le sue gambe.

Ah..sono in paradiso

Lo dice ridendo mentre sente il rumore della zip che si apre, coperto da quello della macchinetta che prosegue il suo lavoro. Il naso ancora sporco di polvere bianca e il cervello e gli occhi che bruciano come l'inferno. Eppure lui si crede in paradiso.

Quando cinque anni dopo entra all'interno del negozio di tatuaggi e piercing a Cleveland, spera di ritrovare un po' di quel paradiso, ma non funziona. Non era l'eccitazione del tatuaggio, nemmeno l'idea del pompino, nemmeno l'ambiente. Era la droga a farlo volare, e senza quello anche la pazzia più spettacolare sembra non fargli provare assolutamente niente.

venerdì 26 agosto 2016

Janet

28/10/2012

Quando lei ha detto di sentirsi male lui l'ha accompagnata fino al letto, fatta sdraiare e si è seduto sulla poltrona nell'angolo della stanza. L'ha osservata per quasi un ora, mentre dai mugolii si passava alle grida strozzate, quando il corpo ha iniziato a tremare, quando gli spasmi sono divenuti sempre più sporadici e ora lei è ferma, immobile e lui continua a fissarla.
Inizialmente non aveva capito, l'aveva portata a letto con l'intenzione di farla stare meglio, e poi la realizzazione l'aveva colto e non era riuscito a muovere un muscolo.
O forse non aveva voluto.
Resta seduto, le mani unite, palmo contro palmo, gli indici che premono contro il labbro inferiore e lo sguardo fisso sulla figura della donna nel letto. Torna a respirare solo quando il cervello realizza, sono passate due ore e lei non respira già da mezz'ora buona, e lui è sempre immobile, con le labbra dischiuse, gli occhi larghi e il respiro che giace nel petto incapace di muoversi davvero.

Janet?

Nessuna risposta, lei se ne sta sdraiata, su quel letto, il viso rilassato e un rivolo di bava che le scivola al lato delle labbra, mescolato a sangue. Si è morsa la lingua, forse, se l'è masticata durante i tremori e lui non si è mosso di un centimetro.

Janet?

Ancora niente. Le mani si abbassano, gli occhi sono ancora fissi sulla donna nel letto. Si fa forza per potersi alzare lentamente e avvicinarsi a lei, gli occhi che si allargano e la guardano, in tutta la sua interezza, cercando un movimento che non c'è. Ha gli occhi aperti che non guardano da nessuna parte, spenti, come se la luce al loro interno si fosse esaurita per sempre.

Janet? 

Non è un richiamo, è un mantra. Posa il ginocchio sul materasso, una mano va a sfiorarle il volto, le chiude gli occhi in un gesto che ha visto solo nei film. Si china in avanti e avvicina il naso al suo, cerca ancora, ma niente. Non si muove. Gli occhi spalancati si inumidiscono, diventano lucidi mentre le lacrime scendono velocemente a bagnare le guance. Stringe i denti e improvvisamente il corpo si contrae, si china sopra la donna e si aggrappa a lei scoppiano a piangere come un bambino, curvo sul suo corpo. Singhiozza forte e rimane sul cadavere per almeno altre due ore, e solo quando la luce del sole inizia a schiarire la stanza dalle grosse finestre, solo allora si stacca da lei e si allontana velocemente.

Voleva solo che smettesse di rinfacciargli cos'è.
Voleva solo che stesse zitta.
Voleva che sparisse per sempre.


A chi si chiede perchè non sono ancora morto..
Rispondo che i mostri non muoiono mai

Nausea.

 21/02/2011

Che cazzo vuol dire che non hai i soldi?

Mal per favore..

Il rumore di un piatto che si schianta contro il muro la dice lunga sullo stato di lui. Dritto davanti alla donna che piange disperata a terra, ha iniziato a piangere prima ancora che lui parlasse, quando ancora stava spiegando la situazione lei.

Mi spieghi come cazzo faccio senza soldi? Eh? Come ti aspetti che la compri la roba? Mh?

Lei tira su con il naso, sussurra qualcosa e resta comunque a terra senza guardarlo in faccia.

Cazzo hai detto?

Si fa coraggio, a fatica alza lo sguardo e lo osserva, tremando come una foglia ingoia un rospo di saliva mentre stringe le dita intorno alle braccia magre e livide.

Potrei andare io.. o..o potresti andare tu, sai che gli piaci, l'hai già fatto altre volte Mal..solo per qualche dose, poi.. domani mi pagano a lavoro e possiamo..

Il colpo la stordisce, cade a terra a quattro zampe, poi posa la spalla contro il pavimento è si porta le mani al volto, piangendo, lui alza nuovamente la mano pronto a tirarla per i capelli quando si ferma di scatto. La guarda a terra e poi si volta. Con la strana sensazione di un dejavù fissa la porta della cucina in un silenzio interrotto solo dal singhiozzare di lei. Si guarda le mani, guarda lei, barcolla e si allontana di un paio di passi.
Confuso e disorientato esce dalla cucina per infilarsi nella stanza in fondo al corridoio

Trova quei fottutissimi soldi, io vado da Frank a vedere di guadagnare almeno un paio di dosi.

Quando chiude la porta dietro di se, fa giusto in tempo a chinarsi in avanti e abbracciare il water quando un conato di vomito lo coglie.

Rainbow pastel

21/02/1988

Che cazzo vuol dire che non hai i soldi?

Tesoro per favore..

Il rumore di un piatto che si schianta contro il muro la dice lunga sullo stato di lui. Dritto davanti alla donna che piange disperata a terra, ha iniziato a piangere prima ancora che lui parlasse, quando ancora stava spiegando la situazione lei.

Mi spieghi come cazzo faccio senza soldi? Eh? Come ti aspetti che la compri la roba? Mh?

Lei tira su con il naso, sussurra qualcosa e resta comunque a terra senza guardarlo in faccia.

Cazzo hai detto?

Si fa coraggio, a fatica alza lo sguardo e lo osserva, tremando come una foglia ingoia un rospo di saliva mentre stringe le dita intorno alle braccia magre e livide.

Potresti ... Potresti fare come l'altra volta, te l'ha data anche se non avevi soldi e..

Il colpo la stordisce, cade a terra a quattro zampe, poi posa la spalla contro il pavimento è si porta le mani al volto, piangendo.

Ti sembro un frocio per caso? Eh? Perché invece non tiri fuori quelle tette e vai a prendere i soldi che ci servono? Eh?

Le urla scuotono l'appartamento, delle piccole mani si appoggiano al muro, un bambino di nemmeno cinque anni si affaccia nella stanza per osservare la scena, muto come non mai, eppure viene notato.

Che cazzo ci fai qui? Torna in camera, subito.

L'uomo incute timore al bambino che si stacca dal muro e indietreggia, lanciando lunghe occhiate alla donna a terra.

Ho detto torna in camera, o non avrai quei colori che mi hai chiesto, capito succhiatetta?

Il bambino sobbalza, sembra sul punto di dire qualcosa poi annuisce e corre nel corridoio. Una porta si chiude con un botto, il silenzio regna sovrano.

Mi piace quel bambino..

Il sussurro lascivo fa sobbalzare la donna, gli occhi le si allargano, semicoperti dai capelli scompigliati. Lui la afferra da essi per tirarla verso l'alto, mettendola in ginocchio. Lei urla e alza le mani per prendere i polsi di lui, cercando di far passare il dolore.

Ora noi ci divertiamo un po' mammina, mh? Poi vado a far vedere i colori nuovi al tuo piccolo succhiatetta, che ne dici?

Ride, la butta a terra e le tira un calcio al ventre, allontanandosi da lei per recuperare una birra dal frigo.

Fanculo, non c'è divertimento con te. spogliati, fammi un pompino e torna fuori, voglio quei soldi entro stasera o la droga me la piglio solo per me.

 Alle 3 di notte la donna entra in camera del bambino e, nonostante i tremori e l'occhio pesto lo veste e lo trascina via da li. Lontano dai suoi colori nuovi appena ricevuti.

martedì 23 agosto 2016

Happy Birthday

08/05/1993

Malakee O'Rents vieni IMMEDIATAMENTE qui.

La voce perentoria di una donna sulla sessantina lo porta a frenare il passo veloce che lo aveva portato in direzione della stanza. La quarta porta rossa a destra del corridoio del quinto piano. Ha nove anni, i capelli tagliati di fresco, il viso pulito che profuma di salviette umide, quelle che la nonna si porta sempre in borsa e che strofina un po' ovunque, fissata con una pulizia forse un po' eccessiva.  Indossa dei meravigliosi pantaloncini corti, che gli arrivano appena sotto il ginocchio, scarponcini neri con i calzetti bianchi che spuntano un po' inguardabili e una camicia a quadretti bianchi e blu che gli stringe sul colletto. La nonna ha detto qualcosa sul fatto che è proprio carino, oggi.

Ma nonna!

Il tono spazientito diviene subito pentimento quando lo sguardo cade sul nonno che lo osserva con fare contrariato. E' grosso, il nonno, un omone che supera il metro e novanta e sembra un vikingo come quello nei libri di scuola. Barba e baffi bianchi, e lo sguardo sempre arrabbiato. Abbassa il capo e si avvicina lentamente alla nonna, senza dire nient'altro, le spalle curve e gli occhi sulle scarpe lucide. Sente il peso della mano della donna sulla sua spalla, che pare quasi un collare. Non era così prima, quando la mamma stava bene.

Possiamo vederla?

Un uomo dal camicie bianco parla, dice paroloni che lui non conosce e che ignora, è troppo intento a guardare verso il corridoio, le labbra strette e i piedini che si spostano continuamente, quasi scalciando all'idea della donna nella stanza. Quarta porta rossa a destra, corridoio quinto piano. Se lo ripete ogni notte prima di andare a dormire, e lo scrive come intestazione alle lettere che spedisce ogni fine settimana, è la nonna ad imbucarle. Sorride appena quando la mano della donna dietro di lui si allontana dalla spalla.

Ok Malakee tesoro, puoi andare, ma fai piano

L'ammonimento viene raccolto e fatto suo, stringe tra le braccia il pacchetto che la nonna l'ha aiutato con tanta cura a creare, si volta verso di lei e alza gli occhi per fissare il volto del medico che borbotta qualcosa sul dover parlare in privato ai nonni, la nonna gli sorride e da una spintarella alla sua spalla.

Vai tesoro, vai..ti raggiungiamo subito, intanto porta il regalo alla mamma, ok?

Lui sorride e annuisce con foga, si volta in direzione della stanza dell'ospedale e aumenta il passo. Non corre, conscio degli occhi dei Mourine O'Rents dietro le spalle, ma dopo un po' decide di voltarsi, e quando è certo che nessuno lo sta guardando riprende a correre per arrivare alla porta più in fretta. Sgomma, con le scarpe lucide che lo fanno quasi scivolare

Mamma! Mamma!!

C'è qualcun'altro in stanza. Il sorriso allegro si spegne di botto, il silenzio lo coglie d'improvviso. Fissa l'uomo ai piedi del letto della madre, osserva i gemelli, l'abito elegante e il sorriso affilato. Per alcuni lunghi istanti è convinto di avere davanti il diavolo, così simile alla rappresentazione sul sussidiario che padre Abel gli ha dato. Ingoia saliva e lo guarda uscire, spostandosi e avvicinandosi in fretta al letto della madre, lasciandosi abbracciare da arti pallidi e freddi, coperti da lividi e cicatrici

E' tutto ok amore mio, non ti preoccupare, era solo un amico di mamma..

Ma lui non si fida. Fissa la porta per un po', silenzioso e solo dopo che la madre inizia a coccolarlo dandogli qualche bacio e carezza, allora si scioglie voltandosi ad osservarla.

Assomiglia al diavolo del libro di padre Abel

Non può evitare di dirlo. La guarda, dal basso verso l'alto, cerca nel volto della madre qualcosa, ma c'è solo divertimento mescolato ad una certa dose di amarezza nello sguardo.

Tesoro, sei sempre bravo a riconoscere le persone tu, mh? Ma tranquillo, non torna più, gli ho detto che ho un angelo vicino a me che mi protegge e che non potrà mai farmi del male.

Allarga di scatto gli occhi, sorpreso e curioso, si sporge verso la madre, assottigliando lo sguardo

chi è?

Lo mormora curioso, mantenendo gli occhi su Mary Anne O'Rents, la donna più bella che lui abbia mai visto in tutta la sua vita. Nonostante le occhiaie scure, il volto scheletrico, i lividi sulle braccia, le cicatrici e i denti rovinati. Lui vede sua madre e sa benissimo che è la cosa più bella di tutto il creato. Così bella da fare piangere.

Sei tu tesoro mio! Il mio angelo custode che mi tiene lontana dai guai..cosa mi hai portato? Fa vedere.

E mentre continua a contemplare la madre, con l'amore infinito di un figlio, lei apre il regalo, un disegno solo per lei, che ha fatto lui a catechismo dove lo manda nonna. Le racconta la sua vita negli ultimi mesi, le racconta quanto può quanto le manca, quanto la vorrebbe con se, quanto aspetta con ansia che torni a casa, continua a parlare finchè non arrivano i nonni, poi si zittisce e si lascia abbracciare dalla madre, restando aggrappato a lei mentre la ragazza parla e urla contro i genitori, litigando, ancora e ancora. Lui ancora non ascolta, resta solo aggrappato a lei, cercando di assorbire tutto l'amore che può, perchè non sa quando potrà vederla.

E lui ha così tanta fame.

lunedì 22 agosto 2016

Solo un po'..

17/08/2016

Il telefono brucia tra le mani, mentre guarda le luci di Cleveland attraverso la finestra. Sente Tanja entrare, muoversi, parlargli. Gli dice di Lei, gli rivela che le hanno parlato.
Hanno sentito la sua voce.
E' questo che lo porta a prendere il telefono, digitare il numero che sa a memoria e chiamare.

La voce di lei gli strappa l'anima in due.

Quando Tanja gli ruba il telefono dalle dita sembra che il mondo gli cada addosso, sente tutto l'universo piombargli sulle spalle e la voce di mille donne urlargli nelle orecchie. Alza le mani, scaccia la donna che dice di amare così tanto, cerca di allontanarla finchè lei non si aggrappa a lui, e lui si lascia andare.

Accetta l'affetto di Tanja con tutto il cuore, si ciba di esso come un vampiro, si aggrappa a lei e si ciba di lei.

E' proprio per questo motivo che le fa credere di sapere, di aver capito.

E' per questo che non le dice cosa ha fatto.

E' assolutamente per questo motivo che non la lascia andare, quando, una volta nel letto, si accoccola accanto a lui per guardare cartoni animati che non vedeva da anni.

Ha terribilmente fame.

lunedì 15 agosto 2016

Il gettone di rubino.

29/10/2012

Vaffanculo Hersh!
La voce vibra nel petto mentre entra nella grossa sala. L'uomo seduto al tavolo di metallo si volta con lentezza per osservarlo entrare. La maschera che porta sul naso viene tolta e una espressione confusa si disegna sul suo volto. Lui sembra un diavolo, le vene sul collo sono gonfie e pulsanti, il volto arrossato. L'odore di sostanze chimiche gli brucia il naso, ma lui non si ferma, acchiappa la giacca verdognola di Hershel e lo strattona con forza.
Come cazzo ti è venuto in mente brutto figlio di puttana? Eh? Fanculo...
L'uomo, cicciottello di non meno di cinquanta anni, dai capelli un po' radi e il volto sudato va a ridere di gusto, scacciandolo con un colpo secco della mano.
Vaffanculo tu coglione, che vuoi? Non ti è piaciuto il regalo che ti ho fatto?
Era tagliata con lo schifo, è morta cazzo!
E io che c'entro?
L'uomo si stringe nelle spalle, torna a dedicarsi alla droga sul tavolo, mette la maschera e accende la bilancia elettronica.
Ho detto che è morta!
E allora? Non dire che non lo volevi..brutto stronzo che non sei altro..
La risata roca gli brucia il cervello come un ferro rovente. Allunga la mano destra e acchiappa la spalla di Hershel spingendolo indietro, la sinistra si carica e un grosso cazzotto viene diretto al naso del cuoco.
Io. Non. Volevo. Morisse.
Ogni parola è un cazzotto. Smette di colpirlo solo quando si rende conto del sangue sulle nocche e che lui non si è mosso per rispondere, con il fiatone che gli scuote il petto indietreggia e si pulisce le mani su i pantaloni.
Stavo per prenderla anche io..
Ingoia saliva, il fiato corto, le labbra secche e screpolate. L'uomo a terra si muove con un mugolio, tira su il petto e si mette seduto con difficoltà, ma alla fine alza gli occhi e lo guarda.
È... questo il tuo cazzo di problema Melly? Pensavi di morirci anche tu? Sai bene che quella roba ci mette un po' ad ammazzare, avevi tutto il tempo per chiamare una cazzo di ambulanza..e..
Si ferma, alza gli occhi su di lui, la fronte aggrottata e il volto sporco di sangue, gonfio. Lo guarda con una nuova consapevolezza negli occhi, lo sguardo si allarga.
Tu...
Fanculo Hersh, la prossima volta che tagli la roba con quello, avvisami.
Si volta a osservare le buste sul tavolo, ne prende due e le mette in tasca, pulendosi le mani tra loro subito dopo.
Queste le prendo come risarcimento per il tuo casino, dillo al capo nuovo e ti stacco la lingua per farci una nuova spatola per i miei quadri. Questa cosa non è mai successa... E cazzo Hersh, non guardarmi con quella faccia, non ho fatto un cazzo.
Non aspetta nemmeno che lui risponda, si volta per uscire, il peso delle bustine nella tasca della giacca, esce dalla sala e chiude la porta di metallo dietro la schiena, vi si appoggia con un sospiro e si lascia scivolare fino a terra. Le lacrime pizzicano gli occhi, il dolore gli brucia il petto, tira fuori una delle bustine e fa scivolare la polvere sulla mano, guarda la striscia pieno di rimpianti e inspira profondamente chiudendo gli occhi.
Ancora due mesi e sarebbe stato un anno di astinenza.

venerdì 12 agosto 2016

Lampadina

05/01/2016

Il suono costante della chiamata, quasi ipnotizzante, gli fa vibrare il petto. Con lo sguardo fisso sulla lampadina della abatjour sul comodino aspetta che il suono venga interrotto da una voce, aspetta talmente a lungo che quando succede davvero resta in silenzio dimenticandosi completamente cosa voleva dire.

Pronto?

La voce femminile insiste, lui resta in silenzio. Aveva tante cose da dire, tante cose a cui aveva pensato, tanti buoni propositi. Va sempre a finire così infondo. Sempre.

Pronto? C'è qualcuno?

Sembra sempre la stessa, quella voce dolce e calda, il tono gentile. Chiude gli occhi e se la immagina accanto a sé, con la mano che gli sfiora la guancia e il sorriso che le colora il volto delicato.

..pronto?

Sospira, sembra trovare il coraggio necessario, poi desiste ancora. Non riesce a capire cosa gli sta succedendo, lui di solito è così bravo con le parole, riesce sempre a trovare il capo di un discorso. Non gli piacciono i silenzi. Nel silenzio si nascondono i mostri.

... Mal?

Chiude gli occhi e china il capo guardando ancora la lampadina, l'indice si alza e ticchetta contro il tessuto della copertura esterna. Qualcuno dietro di lui si muove, sul materasso umido di sudore qualcuno mugola lievemente e preme la schiena fredda contro il suo fondoschiena nudo.

Ommioddio Mal..sei tu davvero? Come..lo sai che non puoi chiamarmi, lo sai. Saró costretta ad avvisare, finirai nei guai.

Chiude gli occhi, china il capo è posa la fronte contro la piccola abatjour. Prende un nuovo respiro e finalmente, tenendo il telefono all'orecchio, apre la bocca.

Mi dispiace. Per...mi dispiace.

Il silenzio che lo inonda dal lato opposto dell'apparecchio lo ferisce più di ogni altra cosa, un dolore cupo che lo colpisce nel profondo.

Non chiamare più.

Il suono ipnotizzante torna, ma veloce, scandito dai battiti del suo cuore. Il cuore che si divide, distruggendosi e lui è convinto di vederla correre via, seguendo il ritmo del cuore spezzato.

Chi era?

La voce impastata di qualcuno lo fa volare di tre quarti, torna poi a osservare la lampadina, l'interesse limitato ad uno sguardo veloce.

Nessuno.

L'odore di sesso e vernice sconvolgono i sensi, ma lui ormai è pregno e disinteressato. La donna dietro di lui appoggia una mano sulla sua spalla, si sporge in avanti e allunga il braccio in direzione della luce, premendo il corpo nudo contro il suo altrettanto nudo.

Allora questa la possiamo spegnere, mh? Ho mal di testa...vieni qui dai Max, fammi compagnia, ci facciamo una bella dose e finiamo in paradiso

Stringe le labbra, la lampadina di spegne e lui finisce al buio, continuando comunque a fissare la lampadina.
Si lascia tirate dalla donna, finisce schiena al materasso e volto rivolto verso di lei che inizia di sua sponte a strusciarsi su di lui, scivolando con lentezza verso il basso.

Mal

Mh?

Mi chiamo Mal.

Nella sua vita riesce solo a vedere lampadine che una dopo l'altra si spengono inesorabilmente.



lunedì 8 agosto 2016

Dita.

 05/01/2015

Le sue dita sono gialle, come i denti tra cui è stretta la sigaretta, mentre immerge il pennello nell'acqua e indietreggia di qualche passo osservando con attenzione il quadro appena terminato. La lunga sessione è completa e per una volta si sente davvero soddisfatto del proprio lavoro. Occhi che controllano ogni dettaglio, critici e sadici, trovano errori anche dove non ci sono.
Indietreggia di qualche passo ancora, cerca la giusta distanza per ammirare l'opera e si ritrova a pestare qualcosa di morbido con il tallone, il verso di dolore della ragazza che si trova davanti agli occhi quando si volta di scatto dice molto.
Scusi.
No, scusi lei, mi ero fermata a guardare il quadro e non l'avevo notata intento a.. indietreggiare.
Il leggero sorriso timido le illumina il volto ricco di efelidi. Occhi verdi e lunghi capelli rossi lo fanno pensare ad un folletto e si ritrova a sorridere divertito al solo pensiero, riscuotendosi immediatamente.
Ah..le piace?
Accenna il quadro con la mano e il sorriso si allarga quando lei annuisce. Si strofina le mani stringendosi nelle spalle colto da improvviso timidume, si gratta la testa e sente il petto caldo, un grumo a bloccargli il respiro.
Ne..sono felice. Sono Mal, l'autore, lei è..?
Gli uccellini cantano, anche se è gennaio e fa freddo nel piccolo parco in cui si trovano, lei affonda il volto nella sciarpa, ridacchia e poi alza una mano, le dita rosse per il freddo che scostano la sciarpa.
Solo Mal? Io sono Sandy, Sandy Summers, considerami la tua più grande fan.
Il suo sorriso lo ammalia, per un attimo si sente l'uomo più fortunato del mondo e la sua mente vola a immaginare cose che forse, non esistono e non esisteranno mai. Le labbra si stirano in un sorriso sincero e dolce. È innamorato, ancora, ma questa volta andrà sicuramente meglio, se lo sente.
Se lo sente.

Sogno di una notte di mezza estate.


domenica 7 agosto 2016

Rest in peace

02.11.2012
Janet era..era una mia cara amica, lei era..

La ragazza davanti alla lapide singhiozza più volte, sembra disperata e probabilmente lo è. Davanti a lei una ventina di persone vestite di nero, con gli occhi bassi sulla bara di noce lucida che aspetta solo di essere calata nella fossa.

Era meravigliosa e..sembrava ne fosse uscita, puntava ad una vita migliore e.. scusate, non riesco a continuare..

Qualcuno la abbraccia dicendole che va tutto bene, la coccola e la allontana dalla lapide permettendo al prete di intervenire con una veloce parabola e una preghiera.
Lui fissa la lapide in silenzio, dietro le lenti nere degli occhiali da sole. Qualcuno si avvicina, si affianca a lui, sente la sua presenza e si sforza di non voltarsi ad osservarlo.

Non dovresti essere qui.

Non gli serve guardarlo per sapere che è Lee. Stringe i denti e continua a guardare la lapide bianca, le scritte dorate su di essa, nessuna foto. Non ce ne è stato il tempo.

Io vado dove mi pare, mi sentivo in dovere di..

Di mostrare la tua brutta faccia? Non hai visto suo padre? Sembra che voglia ucciderti con lo sguardo, e non sa nemmeno tutto.

Perché, tu lo sai?

Il tono è acido, ma nasconde una nota di agitazione che non riesce a reprimere e che gli gratta la gola. Lee si volta e si sposta portandosi quasi davanti a lui, cosa che lo costringe ad alzare gli occhi sul suo volto e ciò che vi legge non gli piace nemmeno un po'.

Quello che è importante..ma probabilmente non tutto. Che hai fatto Mal?

Lui non risponde, toglie gli occhiali da sole dal colletto e li rimette sul volto dando la schiena a quello che un tempo chiamava amico. Si allontana mentre l'altro alza il tono.

Che hai fatto? Mal!

Non risponde, raggiunge la macchina nel vialetto e sente nuovamente urlare Lee nel silenzio del cimitero.

Che io sia maledetto per il giorno che vi ho fatto incontrare Malachy O'Rent!

Non si sente altro rumore se non la portiera che si chiude e la sgommata sul ghiaietto.

sabato 6 agosto 2016

Il tempo di morire

 09.08.2016
Quando Tanja lascia la stanza, cacciata dall'infermiera, sente il petto fargli male e il fiato mancargli, in un improvvisa crisi d'astinenza per l'assenza della donna. 
La testa non fa altro che girare, il cuore gli rimbomba nelle orecchi e continua a ripetersi mentalmente di essere uno stupido. Un grosso stupido.
Un coglione.
Un emerito coglione.

Ha detto una cosa che no, non avrebbe dovuto dire. Ha aperto bocca e ha dato fiato a pensieri che dovevano restare muti nei meandri di quella testa malata che si ritrova, e di contro, invece, si ritrova a sbandierare i suoi sentimenti come se fossero caramelle, scoprendo quanto è brutto non vedere negli occhi dell'altro quell'amore che sente profondo in se.

E' vero amore? Questa volta lo è davvero?
Ma per chi è? Esattamente..chi merita di vivere quell'inferno chiamato "l'amore di Malachy"? Perchè di questo parliamo, e lui lo sa talmente bene da continuare a darsi del cretino con gli occhi chiusi e il corpo immobile, abbandonato nel letto, e la mente concentrata su quelle due foto nel comodino, che sa esserci, ma che non può prendere in mano, che non può toccare.

La domanda vera, ormai è se la paralisi gli rode così l'anima, o è il conoscersi e l'odiarsi per ciò che prova, che lo uccide lentamente, in quel letto bianco di ospedale.



venerdì 5 agosto 2016

Non meriti di farcela.

 20.09.2012
Salve..amh..mi chiamo Malachy, ma potete chiamarmi Mal, mi..penso mi chiamino tutti così. Ho iniziato a drogarmi tre anni fa, sniffando coca nei locali, con la mia ragazza..ex, ex ragazza.

Qualcuno tossisce, altri bisbigliano. Vede gli occhi fissi del terapeuta dietro le lenti che lo scrutano, e lui è sicuro che lo stia giudicando. 

E..e ecco, ora sono, sono pulito da nove mesi, la cura sta andando benissimo, ho superato gli step e oggi prenderò la..il nuovo gettone, quello di diamante e.. sono molto orgoglioso della cosa e penso che tutti dovrebbero pensare che si..si ce la possiamo fare, basta crederci ragazzi.
Possiamo uscirne.

Qualcuno tossisce ancora, si sentono un paio di applausi stanchi, qualcuno gli urla "sfigato" dal fondo della sala e lui si sposta velocemente dallo scranno per andare a riprendere il suo posto. Non guarda nessuno, ha gli occhi solo per le proprie mani e nemmeno sente le parole di incoraggiamento del terapeuta, ne tantomeno segue il resto degli interventi, perso nei propri pensieri.
Si riprende solo quando gli viene dato il gettone. Ringrazia con sorrisi tirati, ma sentiti e inspira profondamente subito dopo.

Melly?

È una voce calda e dolce, gli solletica la nuca e lo spinge a voltarsi, a fissare gli occhi cioccolato, i capelli lisci e le fossette ormai svanite su quel sorriso pallido nel volto scheletrico di colei che un tempo, lui amava terribilmente.

Ti ho ascoltato.

La fissa, cerca nel suo sguardo morto qualcosa che non trova. Scuote lentamente il capo e gli sale il magone, ingoia un grumo di saliva cercando di non pensare, di non guardare. Osserva il gettone tra le dita e prega che lei non sia davvero li.

Lo sappiamo entrambi che tu non ce la farai, vero? Non ti meriti di farcela.

C'è veleno nella sua voce, si stringe nelle spalle e alza lo sguardo per fissarla, scuote il capo e avanza di un passo proprio mentre lei indietreggia, come colpita da qualcosa, o solo terrorizzata. Lui allarga gli occhi e indietreggia.

Io..scusa. scusa.

Lo mormora scuotendo il capo con profondo dolore. Le mani si allungano a cercare di sfiorare le braccia di lei, ma c'è uno scatto, un rumore forte che fa voltare qualcuno a guardarli. La guancia brucia terribilmente e lui è immobile, incapace di muoversi, di pensare davvero. Stringe i denti e chiude gli occhi. La mano crea un pugno duro come la pietra.

Non provare a toccarmi, stronzo.
Ti meriti solo il peggio Malachy O'Rent. Sei proprio il degno figlio di tuo padre.

Il colpo lo scuote, alza lo sguardo su di lei e avanza di un passo, gli occhi larghi i denti scoperti.

Brutta troia...

Qualcuno gli stringe una mano sulla spalla, si volta di tre quarti e nota la figura dello psicoterapeuta accanto a lui. Lo fissa con sguardo trovo e accenna dietro di lui.

Avete dato abbastanza spettacolo. Meglio che uscite..e Mal, c'è Mary qua fuori, ti sta aspettando.

Inspira e indietreggia annuendo. Non guarda più la ragazza, le passa accanto ed esce dalla sala, diretto verso l'uscita dell'ospedale. Le dita che prudono, vermi sotto pelle che gli divorano i muscoli, uno che gli mangia il cervello e lui non può fare a meno di sentire il bisogno di una dose.

Midnight dream

11.07.2015
Le ho amate tutte, a modo mio.

Strofina le dita tra loro e lancia una lunga occhiata in direzione della finestra. Fuori piove e gli sembra così giusto. Un barlume di lucidità gli ricorda che ha perso. Che non dovrebbe essere lì.

A modo tuo amico, è questo il tuo problema, che ami da schifo.

La voce roca dell'uomo nella stanza con lui gli gratta il cervello come un verme intento a mangiare una mela dall'interno. Chiude gli occhi e si pulisce le labbra umide con il dorso della mano mentre barcollando si alza.

Ma i bocchini li sai fare bene, e a me interessa questo, ti sei guadagnato il tuo sogno di mezza estate Mal.

Una bustina gli viene premuta contro il petto, il volto dell'uomo si avvicina pericolosamente al suo viso e lui è costretto a voltarlo per non rischiare di toccare il naso con il suo.

Spero vivamente che la tua piccola Sandy non scopra mai dove passi i giovedì sera Mal, non la prenderebbe bene credo. 

Una risata roca gli soffia sul volto e lui china lo sguardo, spezzato dall'interno. Gli occhi si chiudono e le labbra si stringono mentre inspira profondamente.

E a lei non puoi tapparle la bocca come a tutte le altre, no?

Qualcosa si spezza, in crack che sente espandersi nell'aria, lo colpisce come uno schiaffo la verità di quelle parole, lo pugnala al petto e lo abbatte definitivamente. Un mostro. Quando non sente più ridere, non sente più rumore e tutto appare calmo dentro quella stanza del grosso palazzo dai mattoni rossi, solo in quel momento si lascia cadere sul materasso, rigirandosi la bustina tra le dita.

Il sogno di una notte di mezza estate

Lo sussurra al soffitto, sa già che sarà il suo più grande capolavoro e il suo peggiore incubo.

An onest man

17.06.2012
Ma..sai, non puoi restare lontano dagli altri per troppo tempo, sei un essere umano e meriti una seconda possibilità.

Parla con l'ansia nella voce mentre osserva la donna seduta al tavolo del ristorante insieme a lui. Ha appena raccontato una delle sue colpe maggiori, ma non completamente. Va bene che lei sappia della droga, ne è uscito, è libero.
Non va bene che sappia cosa ha fatto, e comunque non è importante.

Sono felice che tu me l'abbia detto Malachy, è importante per me, la sincerità dico

Il sorriso di lei gli scalda il cuore, rigira tra le dita i gettoni premio che le ha mostrato, anche quello d'oro dei sei mesi senza toccare droga. Orgoglioso di se stesso come mai prima d'ora.

E io sono felice tu abbia ascoltato..
Ma..parlando di cose più leggere, vuoi vedere qualche mia opera? Sembra.. cioè, non è come la storia della collezione di farfalle, credimi, ho intenzioni serie miss Carlyle..

La risata stempera gli animi, la guarda ridere e gli sembra di avere davanti a sé una fata. Ci ha messo un anno per togliersi di dosso la sensazione spiacevole di essere un mostro. Per dimenticare Janet.

Oh mister O'Rent , non avevo dubbi! So che non attenterebbe mai alle mie virtù..
Vengo volentieri a guardare le tue opere Malachy.

Il tono è dolce, il sorriso luminoso e la mano che stringe la sua è terribilmente morbida. Il tuffo al petto gli fa gridare nella mente che è innamorato, ancora.
Questa volta sicuramente sul serio, non c'è dubbio.

Grazie Mary.

giovedì 4 agosto 2016

Questo è il primo giorno della tua nuova vita

 02.04.2009
Il fumo gli entra negli occhi e lo fa tossire quando mette piede per la prima volta nel cafè degli artisti. Quelli della classe di pittura lo chiama così, ma lui non è sicuro che abbia davvero quel nome. E' una piccola bettola a Whitechapel, dall'ingresso schiacciato tra due palazzi troppo grossi, e con gli interni che forse sono stati rubati ad un pub irlandese degli anni sessanta.
C'è chi dice che sia un ritrovo di drogati, chi dice che sia la culla perfetta per l'arte e lui ancora non ha capito quanto le due cose siano sullo stesso piano.
Lee se ne sta seduto su un divanetto con altre persone che lui ovviamente non conosce, alcune sono donne e ridono sguaiate come non mai, passandosi una canna con disinvoltura.
Il proprietario dietro il bancone nemmeno li guarda, intento a servire un boccale di birra all'avventore mezzo svenuto sul suo bancone.

Lee, mi..avevi invitato, ricordi? Una serata fra amici..

Ma non riesce nemmeno a finirla la frase che il ragazzo gli fa cenno di avvicinarsi, ridacchiando mentre si china in avanti e prepara quelle che sembrano due strisce di coca. Lui resta praticamente di sasso. Fissa la polverina bianca con una sorta di ansia nello sguardo, le labbra vengono inumidite e lo sguardo torna verso il proprietario.

Tranquillo Mel, il vecchio Bill non c'ha problemi con questa roba..nemmeno tu, vero?

Il tono di Lee lo fa apparire completamente diverso dal ragazzo timido dell'accademia, tutto quadri e balbettii. Il migliore dell'istituto intero, ha vinto anche parecchi premi, la sua foto sugli annuari e sulla parete del corridoio al secondo piano, la targa..

Allora? Ti muovi o vuoi restare li in piedi? Dai, ti presento Elena, Milly e Janet, vedrai che ti diverti un sacco con noi..

Una risata spezza l'aria, la musica alta entra nelle orecchie, e lui resta stoicamente in piedi. Ingoia saliva e sembra completamente immobilizzato, ansante. Ci vuole poco perchè Lee capisca qualcosa, un cenno e una delle ragazze si alza, avvicinandosi. E' Janet, ha i capelli marroni e lisci, due occhi color cioccolato che la illuminano e la rendono dolce, quando sorride due fossette si disegnano ai lati del volto e rendono il suo visi così dolce da farlo sciogliere solo guardandola.

Andiamo Mel..ti chiami così vero? Andiamo, vieni con noi, vedrai che sarà divertente

Sente le mani della ragazza accarezzargli il collo, avverte una pressione dietro la schiena e nemmeno si rende conto di essersi seduto, confuso e intimidito, sente il calore delle donne intorno a se, due labbra che si premono dietro il suo orecchio e un brivido lungo la schiena.

Rilassati, andiamo..lo facciamo insieme, sarà una bella serata, non l'hai mai fatto? Ti piacerà.

Avverte un formicolio alle dita, mentre si stringono intorno alla banconota che gli viene passata, Janet preme la mano contro la sua nuca, aiutandolo a chinarsi e il respiro fa il resto. Il bruciore è insostenibile, la sensazione subito dopo è di decollare con un razzo sulla luna. Nessun pensiero, nessuna paura, si sente improvvisamente in grado di vincere su tutto. Su tutti. Di dimenticare ogni cosa.
Sente le mani di donna intorno al volto, Lee che urla da qualche parte e Elena che ride sguaiata. Le labbra di Janet si fondono alle sue in un bacio profondo che gli rigira lo stomaco, quando posa gli occhi su di lei sa già che è amore.

Melly, questo è il primo giorno della tua nuova vita.

Glielo soffia sulle labbra e lui sa già che sarà proprio così.

martedì 2 agosto 2016

Cork City F.C.

24.12.1991
L'acqua cade con lentezza inesorabile, le gocce scivolano sulla vernice scrostata e gonfia del soffitto e precipitano dentro una ciotola di metallo che rintocca con forza. Piedini coperti da scarpette da ginnastica luminose picchiettano nel pianerottolo. Le luci illuminano gli angoli bui di quella casermona, il tempo e il freddo fuori gli impedisce di giocare in strada, il bambino è ovviamente annoiato.

Ludzik si prepara a tirare, entra in area, prepara il tiro eeeee...GOOOAAL! Cork City vince contro il Celtic due a zero!

Le mani si alzano al cielo, inizia a correre in tondo, dalla stanza accanto a cui sta giocando esce lui, a passo strascicato. Il bambino lo guarda e allarga appena gli occhi, correndo a raccattare la pallina di carta stagnola dall'angolo remoto dove, nella sua immaginazione, probabilmente  si trovava la porta.

Vuoi fare meno chiasso piccolo mangiapatate? EH? C'è gente che vuole dormire cazzo, dove sta quella troia di tua madre?

Le mani forti e callose stringono un polso biancastro e livido, viene issata una donna dai lunghi capelli castani e gli occhi vacui che fissa il bambino con sguardo assorto

Cazzo donna, sei ridotta male..pigliati il moccioso e vattene, non c'ho voglia di sentire un bimbetto che urla cretinate su una squadra destinata a perdere.

La mano pallida e fredda della donna si stringe intorno a quella morbida e calda del bambino, i passi trascinati risuonano lungo le scale del vecchio palazzo dai mattoni rossi sporchi di nero. I due superano il portone d'ingresso e un sospiro profondo si alza dalla stanza che hanno appena abbandonato.

Fuori ora nevica, ed è la vigilia di natale.

My fault

 16.11.2015
Le mani di Jamie impattano contro il suo petto con forza, il colpo lo fa barcollare pericolosamente, non ha le forze per restare in piedi, la testa gli gira e il buco sul braccio ancora gli prude, l'ha dovuto fare, o come avrebbe mai potuto affrontare una cosa simile?

Fottuto mostro!

L'urlo del ragazzo gli ferisce le orecchie e apre una grossa ferita nella sua mente alterata, sbatte le palpebre e lo fissa in modo confuso, come se non capisse qualcosa che, invece, dovrebbe ricordare benissimo.

Fottutissimo mostro, figlio di puttana!

La voce è alta, qualcuno nel corridoio si ferma a guardarli, una infermiera raggiunge uno dei citofoni interni, forse per chiamare la sicurezza. 

Volevo solo vedere...

Un nuovo spintone, più forte, lo fa indietreggiare, inciampare su i propri piedi e cadere rovinosamente a terra di sedere, con tanto di smorfia che si disegna sul suo volto, le ossa sporgenti fanno male.

Cosa? Che cazzo volevi vedere, eh? Stalle lontano...merda guardati, drogato, potevi anche evitare di farti prima di venire.

Il disgusto presente in ogni parola che dice lo ferisce più di quanto mostri. Abbassa lo sguardo e resta seduto a terra per un po', finché decide di alzarsi lentamente.

Tu sai che..io la amo, non avrei mai voluto che..

Un nuovo spintone lo fa barcollare, ma non cadere. Allarga le braccia e stringe i denti, alza gli occhi su Jamie e gonfia il petto, trattenendo il fastidio per la situazione che si sta delineando davanti ai suoi occhi.

Cosa cazzo non avresti voluto, mh?
Vaffanculo Mal, avvicinati ancora a mia sorella e ti stacco quelle cazzo di mani, lo giuro.. non so come posso riuscire a trattenermi, dovresti marcire in un buco..sei un verme! Non ti meriti nulla, nemmeno di vivere o di respirare, non dovresti essere qui!

Il pugno di Jamie arriva al naso talmente in fretta che nemmeno se ne rende conto subito, un colpo così forte e diretto che si ritrova a barcollare e nemmeno sa perché, sbatte le palpebre e alza le mani a toccarsi il naso dolorante, confuso. La droga lo disorientata abbastanza da permettergli di non sentire subito il dolore. Osserva Jamie con sguardo confuso, ancora, come un bambino che non conosce il motivo di una sgridata, reagisce indietreggiando quando vede che lui gli si lancia quasi contro, fermato giusto in tempo da due guardie di sicurezza a cui viene spiegata la situazione.
Dieci minuti dopo è fuori dall'ospedale con il mazzo di fiori ancora nella mano destra che trema e gli occhi a terra mentre pensa alle ultime parole di Jamie.

Potrai chiedere perdono all'infinito Mal, ma la verità è che per quello che hai fatto tutto ciò che ti aspetta è solo l'inferno.
Lei non ti perdonerà mai, e nemmeno Dio.

sabato 30 luglio 2016

M.

22.09.2007
Londra è una città incredibilmente accogliente.
La città dei diavoli si divertiva a chiamarla suo nonno, la città in cui ha passato i primi anni di vita.
Non pensava di ricordare nulla di quel luogo ricco di lingue e colori, non si era nemmeno soffermato troppo su quei ricordi, semplicemente aveva ignorato.
Finché non la vide.
La vecchia costruzione squadrata aveva i mattoni rossi anneriti dallo smog.
Un grosso portone rosso si apriva come una bocca tra due finestre buie e senza vetri, ormai rotti da tempo da vandali.
Passandoci accanto provò il terribile desiderio di entrare, richiamato da impulsi che non riusciva a decifrare, rimase fermo davanti all'ingresso per tempo immemore prima di spingersi ad avanzare con lentezza in direzione dell'intero.
La puzza di birra e piscio lo avvolsero come una coperta, la nausea gli fece girare la testa mentre passava accanto a barboni ricoperti di vomito, salire le scale gli costò fin troppa fatica, ma quando fu al piano superiore il ricordo di un bambino gli mozzò il fiato.
Rimase fermo a guardare una stanza ormai vuota per ore forse, perso in pensieri e ricordi che non credeva di poter mai avere, avvolto da sensazioni che sembrava estranee.
Si infilò in quella stanza fredda, calciò un paio di lattine di birra abbandonate e osservò il materasso per poi chinarsi su di esso e sedersi. La grossa borsa contenente i colori e i fogli arrotolati buttata accanto a sé, per terra, le mani premute contro il volto, a stropicciarlo e svegliarlo da quella ondata di emozioni che non riusciva a scacciare.
Sono a casa