sabato 6 maggio 2017

Behind the glass

Quando si guarda allo specchio la prima volta dopo due settimane di sobrietà gli sembra di avere davanti il volto di uno scheletro. Piega la testa più volte cercando nei movimenti nuove ombre e solchi, nuove cicatrici. E solo dopo alcuni lunghi minuti in cui è convinto di stare muovendo il capo, si rende conto che invece è immobile. Allo specchio non c'è più lui, l'espressione è sbagliata, le pieghe sulla fronte, la profondità degli occhi e le labbra che lentamente si curvano in un sorriso.
Sta sorridendo?
Perché sorride? Non ha motivo di sorridere.

penso tu debba prendere una decisione importante, a dire il vero credo che tu l'abbia già presa.

Quella voce. Ricorda deliri di disperazione in cui qualcuno gli ricordava quanto fosse imperfetto, sbagliato e..

Debole.

È il suo riflesso che parla, o forse è lui stesso? Sta impazzendo? È questo che accade col tempo ad un cervello così duramente provato? Allunga le dita, sfiora la superficie fredda dello specchio e il suo riflesso risponde al tocco, come due amanti divisi da un muro invisibile.

Vuoi smettere con la droga, non è così Mal? Con quello schifo che ti infili in vena pur di non provare niente. È così? Puoi farlo, puoi avere tutto questo, la tua famiglia felice. La tua principessa protetta nel castello fatato. Puoi essere il suo Re, è questo che vuoi?
Si.

Ora chi è che parla? Lui con se stesso? Ma muoveva le labbra? Non lo ricorda, è confuso e gli sembra di stare guardando il mondo da estraneo, come se fosse dal lato sbagliato del vetro.

Puoi farlo, te ne do la possibilità piccolo Mal, puoi avere la tua vita felice, lascia a me le cose difficili, preoccupanti, lascia a me la paura è la vergogna... io so gestirle. Lascia a me la rabbia e l'angoscia, la depravazione..
Perché?
Perché tu non la vuoi, non vuoi tutto questo, tu con la tua squallida anima romantica, con il tuo amore sincero. Guardati, piangi ancora per lei.
La amavo.
E voleva portarci via quello che per noi è più prezioso.
Avrei trovato un modo, Tanja non avrebbe permesso che..
Tanja è debole! Tanja non può aiutarti, io. Solo io posso.
Ma..
Guarda cosa ho fatto per te! Chi altro l'avrebbe fatto? La tua Tanja avrebbe preso in mano la situazione come ho fatto io?
...
Lo sai, Mal, cosa c'è a protezione della principessa nel castello?
Un drago
Io sono il tuo drago, Mal, proteggerò Lucille come tu non potrai mai fare, come nessuno potrà mai.
Ma come ogni drago sei pericoloso, ciò che fai.. ciò che hai fatto a Florence.. oddio.
L'ho fatto io, non tu. Le responsabilità sono mie come lo è la mia coscienza. La puttana ha avuto quello che meritava.
Non chiamarla così.
Ci ha spezzato il cuore.

Trattiene il fiato, le mani posate entrambe contro lo specchio, il fiato corto e il bagno che sembra farsi più buio e stretto intorno a se.

sei un mostro.
Sono una parte di te.

Ingoia saliva, sbatte le palpebre e mantiene lo sguardo puntato negli occhi di se stesso, occhi così diversi da farlo rabbrividire, disperare dentro di se.

sarà divertente.
No, non lo sarà.
Non lo saprai mai.
Proteggerai Lucy?
È il nostro patto.
Non lo saprò mai?
Mai.

Non dice nulla, guarda solo negli occhi il proprio riflesso e quello risponde con un sorriso talmente luminoso da spaventarlo, stacca le mani dal vetro, come se si fosse scottato e indietreggia di mezzo passo mentre la voce di Tanja arriva alle sue orecchie, ovattata e lontana, come se parlasse da dietro cento porte. Si volta e scopre il buio intorno a se, nessuna porta, nessun bagno, solo buio.

Arrivo!

Non è lui a parlare, torna allo specchio e vede se stesso aggiustarsi i capelli scompigliati, rispondere al richiamo di Tanja a quel modo e raddrizzare la maglia indietreggiando di un paio di passi per potersi ammirare.

o dimenticavo, sai perché ci chiamano Legione?

Trattiene il fiato mentre il suo riflesso gli sorride, voltandosi e aprendo la porta del bagno dietro di se.

perché siamo tanti.

La luce del bagno si spegne e lui scivola nel buio più assoluto mentre mani ossute si aggrappano ai suoi abiti per trascinarlo a loro, e lui urla disperato e immerso nelle mille e più visioni di se stesso.

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